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"Furyo" (1983, Regno Unito, Giappone e Nuova Zelanda) è un film diretto dal regista e sceneggiatore giapponese Nagisa Ōshima [1932 - 2013], tratto dal romanzo "The Seed and the Sower" pubblicato nel 1963 dallo scrittore ed esploratore sudafricano Laurens van der Post, nel quale egli raccontò della sua personale esperienza come prigioniero di guerra in un campo di concentramento giapponese durante la seconda guerra mondiale. Ecco la trama. 1942, Giava. Durante la seconda guerra mondiale, in un campo di prigionia giapponese, un gruppo di prigionieri, quasi tutti inglesi, è costretto a subire torture e umiliazioni varie da parte dell'ambiguo capitano Yonoi, giovane comandante del campo di concentramento, violento e raffinato, frustrato per non essere al fronte a morire per l'Imperatore, e del sergente Hara, i quali applicano in modo severissimo il codice militare nipponico. Il delicato equilibrio del campo verrà sconvolto dall'arrivo di un nuovo prigioniero, il maggiore Jack Celliers, poco disposto a tollerare le regole dei giapponesi. Lo stesso capitano Yonoi non riuscirà a sottrarsi al fascino magnetico del maggiore Celliers, rischiando, pertanto, la rovina, a meno che... Che dire?... Il capolavoro firmato da Ōshima ha per fulcri il confronto tra due diversissime culture, mentalità e classi sociali, nonché il tema del potere e dell'uomo annientato dall'uomo. Inoltre, l'analsi del potere si combina in particolar modo con quella dell'istinto sessuale. La struttura narrativa non è usuale; il linguaggio è scarno, senza alcun compiacimento, misurato ed elegante, anche nei momenti di estrema violenza; varie sono le ideazioni figurative. Il cast è davvero meritevole, con due interpreti-musicisti di carisma e magnetismo immani, antitetici ma complementari, quali David Bowie, nella parte del maggiore Celliers, e Ryūichi Sakamoto, nella parte del capitano Yonoi, autore anche delle musiche del film, nonché premio Oscar per le musiche de "L'ultimo imperatore"... Consigliato!
Concordo con quanti hanno scritto prima di me: sicuramente uno dei film più belli che abbia mai visto. Il cast è fantastico, e non solo per la presenza di due rockstar come Bowie e Sakamoto, ma anche per il magnifico Tom Conti, che cerca di far comunicare due culture diversissime e oltretutto nemiche in tempo di guerra. I temi trattati sono tanti, e tutti meritano discussione: dall'omosessualita' poco o per niente accettata, il senso dell'onore, della lealtà e della libertà, il passato che incombe, l'amore che sconvolge.... Bellissime regia e fotografia e un finale triste e veritiero. Un capolavoro.
Non so se sia il più bel film della storia:-) Sicuramente è uno dei più belli e innovativi degli ultimi decenni. Arrivò in Italia nel 1983 e, rivisto a distanza di 33 anni conserva, intatto, il suo fascino. Cast straordinario, per quei tempi, con un giovane David Bowie nella parte del maggiore "Strafer", sicuramente la sua miglior interpretazione cinematografica, e Tom Conti in quella del tenente colonnello Lawrence. E poi c'era lui, Takeshi Kitano, allora idolo delle platee televisive giapponesi (era un cabarettista prima di ricoprire ruoli drammatici) che divenne uno degli attori più amati in occidente, soprattutto a Cannes. Destò scalpore per gli argomenti trattati, tra cui: l'omossessualità (tabù ancora oggi per la cultura giapponese); il diverso tipo di senso dell'onore tra inglesi e giapponesi (questi ultimi non concepivano il concetto di prigionia, preferendo un suicidio onorevole) e l'incomunicabilità tra due mondi così diversamente lontani culturalmente, superata, almeno nel film, dalla frase finale di Lawrence: "In fact, no one has the right" "Di fatto, nessuno è nel giusto". Da vedere e rivedere.
Recensioni
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Giapponesi e inglesi sul grande tema dell'uomo sopraffatto dall'uomo
Trama
Dal romanzo "The Seed and the Sower" di Laurens Van der Post. A Giava nel 1942 Yonoi, giovane comandante di un campo di concentramento giapponese per prigionieri britannici, non riesce a sottrarsi al fascino del maggiore Colliers.
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