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“Fuori luogo” non è un libro sui rom, ma una cronaca vissuta e ragionata di avvenimenti accaduti nel torinese vent’anni fa ma che travalicano i luoghi e i territori. Un libro sulla cosiddetta accoglienza e le politiche istituzionali, sull’intervento delle forze dell’ordine, sulla segregazione, sul razzismo di Stato, la marginalità imposta, sull’esclusione dei poveri che diventano il nemico irriducibile a ogni parvenza di umanità. Ma soprattutto Revelli, uomo di sinistra, stupisce per una lucida critica alla sinistra dei partiti e delle istituzioni. Un libro da leggere, ricco di spunti e riflessioni interessanti sulle politiche razziste camuffate da pretese amministrative e disciplinari.
Indubbiamente molto interessante il viaggio che l'autore fa in questo campo nomadi, indubbiamente non ti lascia indifferente il contenuto, il perchè di certi atteggiamenti da noi non compresi, la sofferenza e allo stesso tempo il gioire del poco e della tanta libertà di questo gruppo di nomadi. Sono d'accordo sulla descrizione del "lassismo" delle autorità comunali e provinciali sul "se non riguarda me possa anche lasciar perdere", purtroppo davanti a problemi così scomodi si tende a chiudere gli occhi o a passare la palla. Però non un 5 perchè non credo che si possa generalizzare, non tutti i nomadi vivono così e non tutti vogliono stabilizzarsi, accettano un'educazione per i loro figli, cercano di lavorare, in qualche maniera. E' il ritratto di "un gruppo di nomadi" non dei nomadi, a mio modesto parere. Rain
Condivido i commenti precedenti. Non mi ha lasciato indifferente. Ho cercato libri sul èpopolo rom perchè volevo una giustificazione per non dare l'elemosina alle rom. L'ho trovata, per dargliela sempre. Almeno un lettore ha cambiato radicalmentte opinione. Grazie Revelli(tra l'altro sono un appassionato lettore di Revelli padre).
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