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Fuori dall'eden. Teatro inglese moderno - Dario Calimani - copertina
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2
1996
1 gennaio 1996
233 p.
9788885613621

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d. calimani
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Fuori dall'Eden reinserisce nella tradizione del Moderno i maggiori autori del teatro inglese e anglo-irlandese del '900; Shaw, Synge, Yeats, Beckett, Pinter;, recuperando al secolo anche lo spirito sovversivo di Oscar Wilde. Lo studio considera il rapporto degli autori con il tessuto ideologico dell'epoca (maschere sociali e romance), l'avvio alla tragedia esistenziale, la crisi della storia e del mito, l'interazione di comico e tragico nel teatro dell'assurdo, e il rapporto anti-illusionista che il testo impone al pubblico coinvolgendolo nell'azione drammatica. Centrale è l'attenzione prestata alla funzione e all'evoluzione del linguaggio e delle sue strategie negli autori considerati. Lo studio mette a fuoco, infine, la crisi del critico e dei sistemi ermeneutici indotta dal testo dell'assurdo. INDICE: INTRODUZIONE - OSCAR WILDE. Parole in maschera - GEORGE BERNARD SHAW. Il sogno del serpente - J.M. SYNGE. Un dramma esistenziale - W.B. YEATS. Il ciclo interrotto - SAMUEL BECKETT. Effetto Magritte - HAROLD PINTER. La tragicità del comico - LA RAGIONE E L'ASSURDO. Dal testo alla critica

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Voce della critica


scheda di Vindrola, A., L'Indice 1993, n. 5
(scheda pubblicata per l'edizione del 1992)

L'Eden a cui fa riferimento il titolo di questo saggio di Calimani, altri non è che il sistema di valori tradizionali, vale a dire fiducia nella continuità dell'esistenza umana, nel razionalismo e nel progresso espressi dalla tradizione drammatica alle soglie del Novecento. Questo Eden, secondo Calimani, viene rifiutato dal teatro dell'assurdo che dissolve al tempo stesso un modello di riferimento esistenziale positivo e le forme strutturali e linguistiche del testo teatrale. Questo processo di disgregazione della linearità del senso viene esplicitato attraverso l'analisi di sei autori, a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo: se già Oscar Wilde apre la via all'assurdo considerando esistenza e identità come farsa, anche George Bernard Shaw scardina il tradizionale rapporto con il pubblico utilizzando la comicità per sovvertire la comune distinzione fra finzione e realtà. Ma se in questi due autori il comico è anche critica sociale, in Synge si fa invece strada una concezione del tragico - che non a caso si tradurrà poi in farsa - che obbliga i suoi personaggi all'immobilità - strada ripresa poi da Yeats con la condanna dei suoi "eroi epici" alla totale paralisi. Che comico e tragico altro non siano che due facce di una stessa medaglia apparirà chiaro nel teatro di Beckett e Harold Pinter, con i quali si dissolveranno definitivamente anche i concetti di trama e azione lasciando il posto al personaggio e alla relatività delle sue percezioni. Se in Wilde e in Show permaneva perlomeno la fiducia nella parola, il dialogo assurdo di Beckett e Pinter delegittima la funzione comunicativa del linguaggio. Non è un caso dunque che il teatro dell'assurdo abbia similarità con l'affermarsi di teorie scientifiche quali le geometrie non euclidee con le quali condivide, in qualche misura, l'impossibilità ad evincere un'unica e indiscutibile "verità". Nei confronti del teatro dell'assurdo diventa quindi ancor più complicata la funzione della critica che per Calimani deve assecondare la natura del testo senza imporgli la propria razionalità.

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