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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2016
Preceduto da uno straordinario incipit, unico idilliaco momento di quiete e silenzio di tutto il libro, è il costante frastuono di un episodio della battaglia della Somme l’assoluto protagonista di questo breve e intensissimo testo che appartiene, almeno nella sua originale stesura, alla prima stagione di Jünger(…). Il libro racconta un episodio dell’Offensiva di primavera della Grande Guerra, (21 marzo 1918), conosciuta come Operazione Michael, già trattata in un capitolo dell’opera capitale di questi anni, Nelle tempeste d’acciaio, che ripercorre l’intero arco del conflitto.
Fuoco e sangue mette invece a fuoco eventi circoscritti, con l’ottica del microscopio che farà dell’entomologo Jünger lo scrittore del dettaglio perfetto e nitido (…). Ferito in azione quattordici volte, decorato unico ufficiale inferiore con l’Ordre pour le Mérit, Ernst Jünger nei frangenti della battaglia sembra condividere il destino di Achille. Se il corpo dell’eroe acheo veniva reso invulnerabile dalla madre Teti (…), quello di Jünger trova la sua intangibilità nella distanza con cui osserva i cataclismi delle granate che esplodono vicine, dilaniando i compagni con cui condivideva fino a pochi minuti prima la vita di trincea. I lettori tedeschi dell’epoca vi trovarono una celebrazione del guerriero, pronto a riconquistare quel che aveva perduto non per sua colpa nei campi di battaglia. Gli ambienti borghesi osteggiarono il libro, i rivoluzionari lo osannarono. A noi, novant’anni dopo, entrambe le reazioni appaiono superflue. Ci interessa la scrittura, l’analisi spietata (nel senso proprio di priva di pietà) di un’azione di guerra in notturna, disorientante e totalmente inutile dal punto di vista strategico (…).
Pubblicato nel 1925, rivisto una prima volta a metà degli anni ‘30 e una seconda negli anni ‘70, Fuoco e sangue ha una sua storia particolare – ed è un peccato che l’edizione Guanda, ottimamente tradotta, non sia corredata di una nota che illumini sia il fatto d’arme narrato che la vicenda storica del testo, che qui si riassume brevemente. L’autore regalò una copia del libro a Hitler, nel gennaio del ‘26, forse per avvicinare il futuro dittatore alla visione aristocratica della rivoluzione jüngeriana. Hitler rispose con un biglietto entusiasta, ma una sua preannunciata visita a Jünger non si realizzò, forse proprio a causa di quanto l’autore andava scrivendo in quei mesi nella rivista ‘Standarte’ – critica al progetto hitleriano – e dunque, quello che doveva preludere a un avvicinamento tra i due rappresentò invece la crepa che avrebbe portato al lento distacco di Jünger dal nazionalsocialismo che sarebbe poi culminato nel cuore del secondo conflitto mondiale.
Recensione di Filippo Tuena
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