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Anno edizione: 2016
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Anno edizione: 2016
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Il romanzo è diviso in sei capitoli, che abbracciano un arco temporale di 18 anni, dal 1838 al 1856. Nel primo anno, James Goodenough, assieme alla moglie Sadie, pianta un meleto di 5 filari, in quanto il governo ha promesso di donare le terre a quei coloni che le coltiveranno e metteranno a dimora piante da frutto. La vita è dura in quel terreno chiamato la Palude Nera e i due coloni hanno 5 figli da mantenere: Martha, Robert, Sal, Caleb e Nathan. Per i genitori però gli eventi saranno funesti: durante un litigio, Sadie colpisce con un’ascia il marito James, spaccandogli le costole e un polmone. Ma lei stessa, cadendo all’indietro su un palo aguzzo, verrà trafitta nella schiena e morirà. Tra i figli emerge Robert, il più assennato e volonteroso, che subito si dà da fare per aiutare il padre e curare con amore le piante di meli. I loro frutti (le Pitmaston) profumano di miele e ananas. Con l’abbondante raccolto di questi frutti (che affettano per essiccarli) prepareranno anche il sidro e perfino il burro di mele. E’ lui che, visitato il parco nazionale delle sequoie, s’innamora della bellezza di queste piante e ne trae un utile commercio: preparerà vasi con piccole piante di sequoia che esporterà in Inghilterra assieme alle pigne. Seguiremo da vicino anche le vicende di Martha, sorella di Robert, che morirà di parto. Ma il bimbo, James, verrà allevato con amore dal fratello Robert. Di lui si dice che “va dove lo porta il vento”, affermazione che contiene in parte il titolo del romanzo. E’ un racconto avvincente, con una ricca trama, di cui il lettore si appassionerà.
Tra quelli scritti dalla Chevalier, questo titolo è tra i miei preferiti. L'autrice ha l'indubbio pregio di saper rievocare qualsiasi periodo storico, con personaggi ben calati nel loro tempo e una scrittura agile. Qui siamo a metà del XIX secolo, l'era dei coloni, dei cercatori d'oro e della corsa verso l'Ovest americano. Una famiglia di lontana origine inglese si trasferisce nella Palude Nera, in Ohio, con la speranza di farvi crescere un meleto, ma da affrontare non ci saranno solo il terreno fangoso, le zanzare, la lontananza dalle cittadine e mille altre difficoltà: le paludi peggiori sono quelle nascoste nell'animo di tutti i protagonisti.
Ambientato nell'America dell XIX secolo durante la corsa dell'oro. In Ohio, un uomo pianta cinquanta alberi da frutto su un terreno che da quel momento diventa suo, sue sono le mele. La storia di una famiglia, quella dei Goodenough, che forse "abbastanza buoni" non sono. Delitti, violenze miseria, accennati con maestria dall'autrice. Emozioni che si susseguono in un testo scorrevole che narra anche le curiosità storiche di personaggi realmente esistiti. Un bel romanzo. Lo consiglio.
Recensioni
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Romanzo che si iscrive nella tradizione della grande narrativa americana di frontiera, I frutti del vento è un’opera in cui Tracy Chevalier penetra nel cuore arido, selvaggio e inaccessibile della natura e degli uomini, là dove crescono i frutti più ambiti e più dolci che sia dato cogliere.
Siamo nella California del 1856, è lì la frontiera dove i cercatori d’oro partiti dalla vecchia America si fermano, ed è lì che due fratelli si ritrovano increduli dopo molti anni. Sono Robert e Martha Goodenough, scampati miracolosamente alla malaria e alla miserie della Palude Nera.
Questa storia romantica, ambientata tra i pionieri d’America, inizia nel 1838, quando i Goodenough, James e sua moglie Sadie, lasciano la grande fattoria di famiglia nel Connecticut per cercare fortuna nel West. Con nove figli al seguito e uno in arrivo, i Goodenough non cercano l’oro, ma la terra, eppure prima di raggiungere le immense praterie, stremati da un viaggio lungo strade ghiacciate e impraticabili, decidono di fermarsi nella Palude Nera, a Perrysburg, Ohio. In quel paese il governo concede ampi appezzamenti ai coloni, purché bonifichino i terreni acquitrinosi e malsani piantando almeno 50 alberi da frutto.
Per James l’impresa è difficile ma non impossibile, perché è un contadino abile e adora gli alberi. Soprattutto i meli che ha ereditato da suo padre, provenienti dalla vecchia Inghilterra, quelli che danno le dolcissime mele Golden. Fare attecchire quelle piante nella Palude Nera richiede dedizione assoluta. Ma James innesta e dissoda il terreno, cura le piante come se fossero i suoi figli, anzi meglio dei suoi figli.
Ogni anno la malaria si porta via qualcuno di loro. Dopo nove anni alla fattoria di dieci figli ne sono rimasti solo cinque. Anche Sadie si ammala ogni anno e si ammazza di fatica nella palude, ma lei ha deciso di curare i suoi mali e le sue miserie con un veleno che svuota il cervello e l’anima: l’acquavite. Secondo lei quelle stupide mele Golden sono solo una perdita di tempo, il marito dovrebbe coltivare solo le mele aspre, buone per fare il sidro. Sadie odia gli alberi, la casa affondata nel pantano, i figli sporchi di fango e il marito che si illude di poter domare le leggi della natura. Quando è presa dai fumi dell’alcool odia tutti, anche la piccola, umile, Martha, che si dedica alle faccende di casa. Solo Robert è diverso dagli altri, nonostante i suoi 9 anni Robert comprende i genitore e le loro debolezze come un adulto, senza giudicare.
Sarà lui il primo a capire che bisogna scappare via da quel posto al più presto, cercare la terra fertile, andare verso Ovest, verso l’oceano. Lasciata la Palude Nera, Tracy Chevalier, l’autrice conosciuta per il suo capolavoro La ragazza con l’orecchino di perla, racconta le avventure del giovane Robert in fuga dal suo passato, tra stalle, fattorie, miniere e fiumi che trasportano pepite d’oro. La violenza e l’odio con cui è cresciuto non hanno scalfito la sua naturale gentilezza d’animo. Robert è una “strana creatura” che viaggia senza sosta per l’America, sempre mosso dal grande amore per gli alberi che gli ha trasmesso suo padre.
Alla ricerca del terreno più fertile, scopre che in California esistono degli alberi giganteschi, dai tronchi grossi come palazzi: sono le sequoie giganti. È all’ombra di queste maestose creature che Robert troverà finalmente la sua strada. Una strada che alla fine, inevitabilmente, lo porterà verso le sue radici.
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