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Libro molto interessante che ho potuto leggere anche nella versione originale tedesca (acquistato a Tubingen, al bookshop della torre sul Neckar!). Il giovane Wilhelm Weiblinger a contatto con l'anziano e folle poeta, che quando lo riceve si inchina davanti a lui con somma riverenza, lo chiama "Sua Maestà" o "Sua Eccellenza" e gli rovescia addosso una miriade di parole che vogliono essere ossequiose ma sono per lo più senza senso. Eppure quel poeta, isolato da tempo e quasi sessantenne, compone ancora versi, suona il pianoforte e con lui il diciottenne scrittore in erba può intrattenersi spesso con piacere, chiacchierare, andare a passeggio, oppure parlare di Kant, Fichte, Schelling, Novalis e altri ancora. Una frequentazione che meraviglia, impressiona e commuove, tanto che nell'osservare quella che è divenuta ormai una "mezza vita" o "l'ombra di una vita"("Halb- und Schattenleben" dice l'autore) si ha l'impressione di trovarsi di fronte ai ruderi imponenti di un antico maniero e si immagina che cosa doveva essere un giorno, quando era nel suo pieno fulgore, quella magnifica residenza...
Breve racconto sulla follia che colpì Holderlin nella seconda metà della sua vita. L'autore, a differenza di tutti gli altri che non vedono un senso nel continuare ad avere rapporti con il delirante poeta, non si ferma dinnanzi alla malattia, ma anzi è spinto proprio da questa a frequentarlo ancora di più, tanto da regalarci questo straordinario e tenero resoconto.
E. Polledri ha realizzato un'ottima traduzione di un testo fondamentale per comprendere il dissidio tra vita ed arte di uno dei maggiori poeti lirici della modernità: Hölderlin. Da quanto Waiblinger, suo fedele amico, ci racconta, lo squilibrio interiore vissuto dal poeta si accentua dopo l'infelice relazione con una giovane, Susette, da Hölderlin chiamata Diotima, madre di quattro bambini, di uno dei quali è precettore. Ma, rimanendo nei limiti di una "pura indagine", il resoconto della vita, della poesia e della finale follia del 'bibliotecario' (così amava farsi chiamare nel periodo di oscuramento del suo Sé cosciente), non intende - come scrive Waiblinger nelle prime pagine - indagare in presa diretta, con un piglio da medico che diagnostica basandosi sull'anamnesi, le circostanze e le cause prime del male psichico di Hölderlin, la sua irreversibile 'Umnachtung'. Ciò non toglie che dal racconto circostanziato degli eventi che caratterizzarono lo sviluppo della sua personalità, non si possa oggi evincere, con una riflessione à la Groddeck, un'eziologia convincente dei motivi profondi, dei sommovimenti più intimi capaci, tutti insieme, di ottenebrare la mente di un uomo tanto spiritualmente ricco. Egli visse in una grande solitudine gli anni della maturità, ma in gioventù, nel seminario dello Stift, e all'università, ebbe modo di confrontarsi con le grandi personalità dell'epoca (Hegel, Schelling, Schiller). E quando già era segregato nella Torre di Tübingen, nelle occasioni in cui Waiblinger lo faceva passeggiare per i campi e fra i vigneti, conducendolo alla sua casa di campagna sullo Österberg, egli estraeva da una tasca il libro delle "Odi" di Klopstock e ne leggeva alcune in quel verde luogo, fatto di colline coltivate e vaste macchie boschive. Ritrovando per brevi, intensi attimi, quel dire assoluto presente nei suoi inni, nelle odi e persino nei versi estremi firmati con lo pseudonimo Scardanelli. Il libro è curato dal germanista Luigi Reitani.
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