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Ascoltare tracce con caratteristiche prevalenti della black & soul music amalgamate a dovere è un'esperienza irripetibile, che garantisce un rapimento totale: estatico. Il rigorismo dei musicisti, l'atteggiamento conciliante delle melodie, l'interpretazione lirica seguendo precise regole ritmiche fanno sì che non ci sia una diramazione confusa dei pezzi, che, anzi, agognano uno stesso traguardo: una platea di estimatori sempre maggiore e partecipe. Una genuina effusione poetica si sprigiona dai testi, contornandosi di voci che emblematicamente sanno rappresentare la forza propulsiva della musica.
La prima sensazione appena le note cominciano a uscire dagli altoparlanti è quella di aver ...sbagliato disco! Forse nella custodia avevo riposto un best di Otis Redding o di Sam Cooke o una compilation Motown? No, no, è proprio questo "Free me" targato 2018, solo che pezzo dopo pezzo sembra di essere finiti nella macchina del tempo e di trovarsi in qualche 'black dancefloor' degli anni '60 americani. Intendiamoci, non è solo la voce 'à la Otis' di J.P. Bimeni a far tanto soul music sixty, ma è proprio tutto, la musica, gli arrangiamenti, l'orchestrazione, i testi a metà fra social(e) e amor(e). La voce e la grinta di Bimeni sono una potente ventata d'aria fresca, finalmente un'estensione vocale naturale e niente trucchetti da autotune!, mentre la band che lo accompagna macina come fosse quelladi James Brown, con migliaia di chilometri e show sulle spalle. E invece, se apri lo scarno libretto del cd, scopri che si tratta di latini, anzi di spagnoli per la precisione, nemmeno siamo a Tijuana, ma a Madrid! Direttori musicali, tali Lucas Duplà e Eduardo Martinez, che firmano tutti i pezzi. Pezzi che, intendiamoci, filano via freschi e grintosi, con il giusto 'groove' e il calore, appunto, della voce di Bimeni. Insomma, il suono che non ti aspetteresti da questo strano connubio fra un rifugiato del Burundi e un gruppo di ragazzotti spagnoli. Fra tutte le 10 canzoni del disco, la palma d'oro va a "Honesty is a luxury", in apertura, e alla ballata davvero alla Otis "I miss you".
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