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Fratelli invalidi
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1993
1 dicembre 1993
240 p.
9788885861411

Voce della critica


recensione di Fazzi, G., L'Indice 1995, n. 3

In un futuro imprecisato l'umanità vive su quello che resta della terra, un'isola sempre più piccola, erosa da un mare-fogna, puzzolente e pestilenziale. La società va avanti come se nulla fosse, o quasi: sull'isola due stati assolutamente identici ma contrapposti funzionano con precisione aziendale in mezzo alla catastrofe ecologica: si fanno anche guerra, pretesto per distruzioni e ricostruzioni di ammirevole efficienza. Non partecipano a tanto furore costruttivo gli Invalidi, un nutrito e articolato gruppo di persone di varie età, che riesce a vivere di una misera pensione prevista, in tempi ormai remoti, da uno stato che si preoccupava dei cittadini più bisognosi di aiuto. Gli Invalidi sono una vera e propria società parallela che rifiutando gli stanchi, asettici e ipocriti valori dell'ideologia dominante, vive una sua vita libera e ricca: organizza mostre, concerti, feste ricche di fantasia, che terminano con sbornie colossali. Seno Invalidi i due protagonisti del romanzo, un uomo e una donna che rispondono ai nomi di A e B, nati lo stesso giorno, forse gemelli. I due formano una sorta di doppio archetipico, l'androgino originario, che dall'alto della sua umile saggezza guarda e comprende lo scorrere del mondo.
Forti sono gli elementi autobiografici in questo straordinario romanzo di Egon Bondy: in A e B sono chiaramente ravvisabili lui stesso e la sua compagna, nell'ambiente degli Invalidi quelli dell'underground ceco del secolo dopo guerra, nella società "regolare" la finta efficienza del socialismo reale. Bondy è il nume tutelare di quel mondo di opposizione culturale che è stato uno dei fenomeni più interessanti della cupa storia della Cecoslovacchia socialista. Opponendosi ai rozzi schemi della cultura ufficiale, questo ambiente cerca di riallacciarsi alle vitalissime esperienze del mondo artistico ceco tra le due guerre, recuperando soprattutto la fertile eredità delle avanguardie. Privi di collegamenti con la cultura occidentale, gli intellettuali di opposizione sviluppano comunque delle tematiche di estremo interesse, che spesso vengono a coincidere con esperienze coeve: l'ambiente di Bondy e dei suoi amici assomiglia incredibilmente alla beat generation americana. Dopo la liberalizzazione degli anni sessanta la morsa della repressione torna a essere feroce negli anni della normalizzazione che segue alla Primavera di Praga; ma a questo punto l'opposizione prende a interessare un numero sempre più ampio di cittadini. Bondy occupa in questo contesto una posizione particolare, talvolta defilata, pur essendo un punto di riferimento costante dagli anni cinquanta agli ottanta. La sua è intanto un'opposizione da sinistra, egli è vicino a un marxismo visto come ideologia libertaria e liberatrice. Oltre a questo, la sua forte tensione morale gli ha fatto sempre prendere le distanze da tutte le situazioni che avessero un qualche elemento di ambiguità: per ragioni di questo tipo non ha mai voluto partecipare all'importante movimento di Charta 77.
Trasparente sembra quindi essere il significato del romanzo: gli Invalidi rappresentano quanto di vero e di profondo c'è nella natura dell'uomo; la società rappresenta invece l'ottusità del socialismo reale, l'inaridirsi di ogni sentimento genuino e profondo. Eppure il significato di "Fratelli Invalidi" non può essere ridotto a una metafora della crisi di un modello politico-culturale. L'isola a cui il mondo si è ridotto dopo la catastrofe ecologica è in realtà il mondo intero, tutto. La pulsione verso la libertà non conosce confini: in ogni società conosciuta si tende a comportarsi come sull'isola, a ridurre l'uomo a vivere in funzione della società medesima, macchina addomesticata priva di bisogni autonomi, a cui viene proibito prima di tutto di sognare un mondo migliore. Negazione della libertà e negazione dell'utopia vanno sempre insieme, proprio come rivendicare la possibilità di costruire utopie significa sempre ricercare la libertà. Gli Invalidi si differenziano dai normali, in fondo, proprio per questo: considerano la loro vita e la vita di tutti gli uomini sempre in gioco, accettano in blocco i rischi della sincerità e della verità. Quando il mare fetido sta per sommergere l'ultimo lembo di terra, i normali partono su meravigliose navi "dotate di tutte le attrezzature tecnologiche della sesta rivoluzione tecnico-scientifica, grazie alle quali non dovevano fare altro che starsene a fissare come degli idioti la televisione", e lasciano gli Invalidi al loro destino su zattere fatte di barilotti di birra. Le navi vengono distrutte dalle smisurate onde del mare, e come per miracolo torna a spuntare la terra. Pulita, e tutta per gli Invalidi, per gli uomini veri. Certo, la vittoria degli Invalidi è fiabesca, ma è l'unica possibile, dato che la terra o sarà degli Invalidi o sparirà. La disperata utopia di Bondy nasceva non a caso nella cupa Cecoslovacchia del 1974, ma parla con pertinenza e intensità, purtroppo, anche a questa nostra amara fine di secolo.

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