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Francisco Franco
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1997
Tascabile
9788804434863

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Marco
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Chiunque voglia occuparsi di guerra civile spagnola e di Franco non può prescindere da Paul Preston.

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recensione di Botti, A., L'Indice 1995, n. 8
recensione pubblicata per l'edizione del 1995

A quasi due anni dall'edizione originale inglese e a uno esatto dalla sua pubblicazione in Spagna, il lavoro di Paul Preston, che si è appena reso disponibile in traduzione italiana, conferma il giudizio che l'aveva salutato al suo apparire come la migliore biografia di Franco.
Erede di una prestigiosa tradizione di studi ispanici che per la storia contemporanea va da Gerald Brenan a Raymon Carr passando per Hugh Thomas, lo storico britannico, attualmente incorporato presso la London School of Economics, vi ha profuso la ricerca di quasi tre lustri.
Ha visto pressoché tutto quello che c'era da vedere, dalle testimonianze dei familiari e di quanti gli furono vicini (militari, politici, ecclesiastici, uomini d'affari e sfaccendati del regime) alla memorialistica degli oppositori, passando per i documenti diplomatici, spesso inediti (spagnoli, inglesi, italiani) o già inseriti nei vari repertori (tedeschi, portoghesi, francesi e statunitensi), senza disdegnare l'abbondante pubblicistica che, specie nel tardo autunno del regime e dopo il 1975, ha ricamato sulle vicissitudini del patriarca.
Braian Crozier, Franco ancora in vita, ne aveva tracciato un profilo dai toni spesso apologetici (1967). Toni eletti a genere nella successiva biografia di Ricardo de la Cierva (1973). Gli studi avevano compiuto un salto di qualità un decennio dopo la scomparsa del Caudillo con lo stimolante saggio di Juan Pablo Fusi (1985), che però evitava di esaminare gli anni giovanili. Il centenario della nascita aveva poi occasionato la pubblicazione dei lavori di Stanley G. Payne (1992), confezionato sostanzialmente per stralcio dalla sua anteriore storia del franchismo e, soprattutto, di Javier Tusell (1992), dedicato agli anni della guerra civile.
Appartiene quindi a Preston anche il merito di aver per primo esaurientemente coperto l'intera vita del dittatore. Una biografia classica la sua: minuziosamente analitica, attenta ai risvolti psicologici, scritta con maestria, corredata da un'impressionante mole di dati e condita con l'aneddotica più saporita. Allo storico britannico non interessa il regime, ma il suo eroe eponimo. Non si lascia distrarre dal problema della natura del franchismo (totalitario, autoritario, con tutta la gamma delle sfumature intermedie) che dagli anni sessanta in poi ha sviato con scarso costrutto la storiografia al canto delle sirene politologiche. Preston tallona Franco da vicino. Quando può, quando cioè le fonti glielo consentono, giorno per giorno. E dedica, questo sì, enorme attenzione alle trasformazioni del panorama internazionale, di cui registra con puntiglio i riverberi sulla condotta del biografato.
L'esame dell'ambiente familiare e degli anni giovanili serve a definire alcuni tratti del carattere, che si tempra definitivamente durante l'esperienza in Marocco, anche per ciò che concerne lo scarno bagaglio politico-ideologico che ne orienterà l'azione futura.
L'Africa non è solo un'esperienza coloniale e di resistenza al disimpegno di Primo de Riviera, n‚ solo la posta in gioco per i destini e la missione di un paese che ha posseduto un vastissimo impero di cui non vuole perdere l'ultimo brandello. È il cemento di una incrollabile solidarietà di casta; è l'ambito in cui si definisce l'atteggiamento verso la vita e il suo valore; è soprattutto il luogo dove le lotte tribali forniscono la chiave di lettura anche per il pluralismo e il conflitto sociale del territorio metropolitano, da cui la scelta degli stessi metodi di "pacificazione". Abbonato fin dal 1928 al bollettino dell'Entente Internationale contro la Troisième Internationale di Ginevra, accanto all'africanismo è l'anticomunismo l'aspetto che più marca la personalità ideologica di Franco. Che l'ossessione antimassonica, un cattolicesimo del tutto coincidente con l'idea di cristianità e le non infrequenti venature di antisemitismo completano dei principali risvolti.
Anche l'analisi della Seconda Repubblica presenta aspetti di novità e consente a Preston di sottolineare il futuro che si prefigura. Specie per i poteri che Franco assume durante la brutale repressione della rivolta delle Asturie dell'ottobre del '34, quando di fatto si trova a operare come un Capo di Stato Maggiore, con ampio controllo delle funzioni dei Ministri della guerra e degli interni.
La condotta a rilento delle operazioni militari durante la guerra civile che tanto infuriò gli alleati italiani e tedeschi era stata fin qui generalmente imputata all'imperizia di Franco e alla sua formazione tradizionale dal punto di vista militare. Perché nell'autunno del '36 deviò la marcia su Madrid per conquistare l'Alc zar di Toledo? Perché nell'aprile del '38 puntò su Valencia anziché sulla Catalogna? E infine, perché nell'agosto del '38 ingaggiò la lunga, inutile e dispendiosissima battaglia dell'Ebro? Sulla base di una convincente ricostruzione, Preston mostra che Franco, rispetto alla rapida conclusione delle ostilità, privilegiò costantemente altri due obiettivi: il consolidamento della propria leadership (militare e politica) e la pulizia nelle retrovie per la quale impiegò in modo intenzionale e sistematico il terrore, al punto da provocare a più riprese le indignate proteste di ufficiali e diplomatici italiani, tedeschi e, ancora nel 1940, perfino di Himmler.
La biografia dedica giustamente grande spazio al periodo del conflitto mondiale, probabilmente la parte migliore di tutto il libro. Anni decisivi per la sopravvivenza del regime, fin dalle crisi, del maggio 1941 e dell'estate del '42, tra Falange ed Esercito, che portarono nel settembre successivo all'emarginazione di Serrano S£er, il più convinto fautore della linea fascista in Spagna. Crisi che secondo Preston rivelano il crescente talento del Caudillo "nel manipolare i vertici delle varie componenti della coalizione franchista", e consentono a Franco di diventare politicamente maggiorenne. Ma anni cruciali anche per il ridimensionamento delle grandi ambizioni franchiste sul piano internazionale parallelamente al declinare delle fortune militari nazifasciste.
Meno avaro di altri storici nell'attribuire doti d'intelligenza al "Caudillo de España", Preston sottolinea giustamente l'abilità con cui Franco, già in procinto di entrare in guerra al fianco dell'Asse, riuscì a sganciarsi progressivamente da un abbraccio che gli sarebbe stato fatale attraverso un accorto doppio gioco diplomatico, fino ad accreditarsi nel dopoguerra come tenace difensore della neutralità spagnola e come capo di un regime che nulla aveva avuto a che spartire con l'esperienza totalitaria. Ma lo inchioda anche alle sue responsabilità per la fattiva collaborazione con i regimi di Hitler e Mussolini, prima e durante la guerra mondiale. Allo stesso tempo, non sminuisce il significato determinante dei nuovi equilibri internazionali nel dopoguerra.
Attenzione minore la biografia riserva al lungo dopoguerra, fin quasi a sacrificare il periodo dell'ultimo franchismo. Lo storico britannico ritiene infatti che, dal finire degli anni cinquanta e con l'ascesa dei tecnocrati, Franco si disinteressi del funzionamento dello Stato fino a perderne quasi il controllo. Mette comunque assai bene in luce il gioco del Caudillo nel riavvicinarsi alla Falange ogni qual volta i monarchici rialzino la testa, la sua capacità di alimentare le speranze dell'altro ramo dinastico contro il più quotato pretendente, don Juan di Borbone; così come segnala con puntiglio le numerose riscritture del passato che Franco ispirò per fornire costantemente un'immagine di sé adeguata al mutare dei tempi e soprattutto del quadro internazionale.
In conclusione, Preston imbriglia Franco in un'interpretazione coerente e convincente che non lascia, negli aspetti sostanziali, la possibilità di essere contraddetta. L'auspicio è che non tardino a giovarsene anche gli studi sul franchismo.

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