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recensione di Boatto, A., L'Indice 1995, n.11
Il secolo si è aperto con "Les demoiselles d'Avignon* di Picasso - cinque donne nude in un bordello - e si sta chiudendo con i corpi deformati e macellati di Bacon. Nella realtà della storia, il corpo dell'uomo è stato conficcato, forse come non mai nel passato, al centro degli avvenimenti: campi di sterminio, guerre totali, pulizie etniche pianificate. Nell'arte, la presenza del corpo traccia una parabola discontinua e fratturata: c'è stato, per lungo tempo, distacco e oltrepassamento, per approdare infine in un ritorno al corpo brusco come una sterzata, una caduta, e doloroso come un rimorso per averlo così a lungo trascurato.
Con le "Demoiselles", Picasso apre anche a ciò che possiamo chiamare la logica della costruzione architettonica, astratta, mentale del quadro mentre Bacon - che pure resta debitore del Picasso degli anni trenta - conclude il secolo con la logica fisica, corporale della sensazione. Di questa logica Gilles Deleuze - morto suicida domenica 5 novembre -, nel libro monografico dedicato a Bacon, fissa con acutezza e vivace e produttiva capziosità i fondamenti, mediante l'analisi penetrante e minuziosa dei quadri e dei trittici del pittore irlandese e l'elaborazione di alcuni concetti chiave.
Quello della Figura occupa un posto determinante. Se la bestia nera, più ancora che di Bacon si direbbe di Deleuze medesimo, è la narrazione, il carattere episodico, figurativo, illustrativo connesso fatalmente con la Figura, Bacon impianta un vero e proprio procedimento per esorcizzarla e allontanarla. Questo consiste nell'isolamento assoluto della Figura e nella invenzione di un spazio serrato, claustrofobico come un vuoto pneumatico. Ecco la presenza e l'azione dei tondi, degli ovali e dei parallelepipedi asimmetrici che stringono e chiudono la Figura: il corpo occupa nel quadro un centro derisorio e puramente topografico. "Ci sono due modi di superare la figurazione (e cioè, a un tempo, l'illustrativo e il narrativo): o in direzione della forma astratta, oppure verso la Figura. In Cézanne questa via della Figura ha un nome semplice: sensazione. Tuttavia l'ambiente soffocante di Bacon non adombra forse la chiusura dello spazio scenico, dove vi fanno naufragio spezzoni abortiti di antiche narrazioni tragiche: l'accecamento di Edipo, il ringhiare di Erinni che non si pacificheranno mai nelle Eumenidi protettrici, lo strazio di un Cristo irrevocabilmente abbandonato dal Padre?
La logica che Deleuze legge inscritta nei volti e nelle membra dei personaggi di Bacon è la logica dell'isteria. La sua forza, di qualità quasi scultorea e figurale, è d'inventarsi volta per volta, dall'interno, la forma del proprio corpo. Gli organi si mutano senza sosta per risultati e durate sempre provvisorie. Bacon coglie il corpo nel momento mobile in cui si sta facendo, mentre esplode dalla struttura ossea verso l'esterno dove si trova la verità della carne. L'artista congiunge l'isteria alla macelleria - potremmo aggiungere a questa concatenazione anche l'anello rappresentato da un tragico minato dalla buffoneria e dal grottesco.
Come più volte è stato ricordato e come ricorda lo stesso Deleuze, Beckett non è lontano con i suoi personaggi - ma anche Bataille e Artaud - ma personaggi beckettiani che abbiano rinunciato alla loro secchezza per acquistare turgore, plasticità, carne ancora una volta. I quadri di Bacon celebrano una macelleria straripante.
Uno dei punti centrali della tesi di Deleuze si fonda sul rapporto che istituisce fra il solitario di Aix-en-Provence della fine dell'Ottocento e il pittore assiduo frequentatore dei pub londinesi della fine del nostro secolo. Dunque le spalle effettivamente gigantesche di Cézanne riuscirebbero a sostenere l'inizio del secolo come la sua conclusione, l'alba della Modernità come il suo tramonto? Non si tratta forse di un credito eccessivo e fuorviante? La sensazione che sta alla base del maestro francese è una sensazione tattile-visiva che viene innalzata (sublimata) verso la consapevolezza e la trasparenza della coscienza. La sensazione isterica di Bacon arriva a una sua precisa forma senza attraversare il campo della coscienza. Qui sta la grandezza e la singolarità della sua pittura, non meno formale della pittura di Cézanne e di Picasso. Ricordiamoci che Bacon affronta il corpo quasi sempre attraverso la mediazione, l'artificialità e la freddezza della fotografia, una sorta comunque di grado zero formale e linguistico.
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