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Due rivoluzioni con destini diversi e pur spesso accostati, ivi comprese le rivalità politiche tra girondini e giacobini da una parte e tra menscevichi e bolscevichi dall'altra: due culture che si sono sentite fortemente attratte: due storiografie che hanno studiato ciascuna l'altro impero (o l'altra repubblica) non solo per descrivere, ma anche per apprendere: due sistemi politici lontani e pur non alieni dal confronto (la rivolta dei decabristi) e dal contrasto (Napoleone e la campagna di Russia), ma anche dalla alleanza anti-imperi centrali e antitedesca (la Terza Repubblica e Alessandro III-Nicola II prima, De Gaulle e Stalin dopo). In questo volume si comincia con la tentazione russa infiltratasi in un controrivoluzionario come Joseph de Maistre, diventato a San Pietroburgo nel 1802 plenipotenziario di casa Savoia. Personaggio interessantissimo, ma, nato a Chambéry nel 1753 e morto a Torino nel 1821, era savoiardo, non francese: scriveva in francese. Più centrato è il gran bel saggio di Regina Pozzi su Astolphe de Custine (1790-1857), reazionario irriducibile, ma diventato celebre soprattutto per il suo resoconto del viaggio in Russia nel 1839, viaggio in cui fu disgustato dal reazionarismo asiatico della Russia, tanto da venire letto-annotato da Marx. Non mancano poi, a opera di altri studiosi (come De Francesco e Cinnella), Aulard, storico tra i massimi della Rivoluzione francese, che giudica il 1917, e Tarle, eccelso studioso sovietico della Francia rivoluzionaria e di Napoleone. E infine la critica letteraria, la fortuna di Dostoevskij in Francia, quella di Tocqueville in Russia, il giudizio russo sul caso Dreyfus. Un libro plurimo e ineludibile, dunque. Con una serie di studi utilissimi in Italia.
Bruno Bongiovanni
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