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Anno edizione: 2012
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Utile per una infarinatura sulla vita di Francesco Giuseppe. Scorrevole, non annoia mai e se poi si vuole approfondire si passa al testo di Herre.
Troppo breve per essere una biografia ma della giusta lunghezza come incipit per un successivo approfondimento sulla figura di questa grande personaggio storico. Ottima edizione, consigliato.
Cardini non intende fare una grande opera storiografica sul protagonista, ma creare con veloci e rapidi tratti il ritratto umano di questo sovrano e del contesto del suo impero. Penso sia una buona introduzione ad opere più paludate e corpose.
Recensioni
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Il testo, originato, come tutti gli altri volumi della collana, da una trasmissione radiofonica, è di gradevole lettura. Nella comunità degli storici, Cardini è probabilmente quello che più di tutti riesce a tenere assieme l'impostazione divulgativa con l'analisi storica. Si prenda proprio il volume in questione. Il taglio è certo divulgativo. E tuttavia, nei giudizi disseminati qui e là emerge lo storico di professione. Ad esempio, nell'impianto, teso a dissolvere l'immagine scolastica di un Francesco Giuseppe "uomo della forca (
) e della tirannide". Se non erriamo, quando Francesco Giuseppe morì, il "Popolo d'Italia" titolò che era finalmente "crepato". Ma quale imperatore ci consegna Cardini? Ebbe due maestri, Napoleone e Metternich. Da entrambi forse più dal secondo che dal primo pare avesse ereditato la convinzione che gli imperi fossero una garanzia di stabilità politica, mentre i liberalismi nazionali avrebbero provocato tensioni. Entrambi, infine, rappresentavano due nazioni cattoliche, a fronte dell'irruenza slavo(ortodossa)-prussiana (protestante). È evidente, allora, che, guardando all'Europa della postguerra fredda, l'unica conclusione da trarre è che fra l'"imperialista" Francesco Giuseppe e il Clemanceau favorevole alla moltiplicazione degli stati nazionali, il primo aveva più lungimiranza del secondo. Che l'imperatore fosse autoritario e cupo, lo si sapeva. Cardini stempera, però, quest'immagine, delineando una personalità politica flessibile, capace di accettare i cambiamenti. Queste doti gli permetteranno di governare a lungo, superando sconfitte militari brucianti e amputazioni di territori. Quanto all'imperatore in privato, quello segnato dalla morte di diversi familiari, è meglio stendere un velo di pietas: è inevitabile che una lunga vita si traduca nella partecipazione a una lunga sequela di funerali dove, se si è uomini pubblici, non si ha il diritto di esternare il dolore.
Francesco Germinario
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