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Performanti. Ci viene richiesto di essere performanti. È bello perché la Treccani lo definisce così: che offre prestazioni di ottimo livello, detto in partic. di macchina, o veicolo a motore. Una roba legata al mondo delle macchine 'nsomma, cosa che già dovrebbe dirla lunga. In più deriva da "performance", e questo ci catapulta nel mondo dell'arte e dello spettacolo. In sostanza, sembra essere auspicabile che questo nostro essere efficienti come macchine venga anche spettacolarizzato, esibito a dovere, possibilmente con una giusta dose di unicità e originalità, come l'arte vuole. Sii indipendente, studia, lavora, comportati e vestiti con stile, distinguiti - ma in positivo, realizza le tue ambizioni - ma aspira alla stabilità, non accontentarti - ma accontentati. Frances Ha è una ventata di umanità in tutto questo. Perché lei ha 27 anni e ci prova davvero a diventare grande e destreggiarsi in questo mondo che ci vuole così performanti, ma lo fa senza perdere la genuinità, la sincerità, la voglia di attraversare le strisce ballando se in quel momento senti di farlo. Lo fa con tenerezza, quella che a un certo punto perdiamo per lasciare spazio a cinismo e disillusione. "Sono così imbarazzata. Non sono ancora una persona vera" dice al cameriere, quando la sua carta di credito sembra non funzionare. Mi ha ricordato la leggerezza, quella che troppo spesso viene schiacciata dalla frustrazione e dal costante, inutile paragone con chiunque e chissà chi. Frances Ha è una di noi. E se non lo è, siamo noi che dovremmo assomigliarle un po' di più. Post-it con tre parole d'ordine da attaccare sul frigo: Umiltà, determinazione e un cuore grande. Avercene.
Si può definire come una commedia dolce ma allo stesso tempo molto introspettiva, che traccia senza troppe pretese e con un naturalismo molto sentito, le paure e le insicurezze di una ragazza che che a fatica riesce a rimanere all’interno dei margini della società. Baumbach ci offre una la storia di una dimensione umana ricavata nella cornice di un sognante realismo metropolitano newyorkese reso perfettamente romantico e atemporale dalla fotografia in bianco e nero, con non pochi riferimenti alla New York di Woody Allen (Manahattan, Io e Annie) e al cinema francese. Uno sguardo ravvicinato a un’ esistenza scoordinata alla ricerca di una destinazione.
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