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La storia ci ha insegnato che ogni conflitto è legato ad uno o più eventi, comprensibili o quanto meno giustificanti gli effetti che producono. Questo libro non fa altro che avvalorare una tesi, non è solo mia, che è quella della “continuità” del perdurare in uno stato di cose che non solo i filosofi definiscono “non senso”… Bisogna necessariamente partire dal famoso “ Mandato Britannico ” che riguardava la giurisdizione temporanea di tale territorio in un contesto post-bellico relativo al primo conflitto mondiale. Ebbene, alla fine di tale mandato l’ONU giunse alla famosa risoluzione 181 del 29.11.1947 che sanciva tra l’altro, la divisione del territorio tra arabi e israeliani. E’ pur vero che a ciò è seguita una presa di posizione dei vicini popoli arabi che portarono ai disordini che parevano essersi conclusi con la vittoria degli israeliani sul campo, che però, seguendo uno schema singolare, facevano valere le proprie ragioni, non nei confronti di chi avevano sconfitto ma contro il popolo con il quale dovevano convivere, dimenticando tutta l’ostilità mostrata a suo tempo dagli inglesi ( arresto di Rabin compreso ). Orbene, il libro in questione, non fa altro che essere il continuum di una storia di contese tra due popoli che dovrebbero invece essere amici. Di qui il “non senso”, il continuare sulla medesima linea, perseverando e perseguendo quindi, su di una strada che non porta a nulla. Il “non senso” dicevo, si è reso allora, e lo è ancora, l’unico vero protagonista di tutti gli avvenimenti che sono accaduti e che si stanno ripetendo ancora oggi in Terrasanta : basta guardare i rapporti della Caritas. Purtroppo, per chi non l’abbia capito, il “non senso” è il Male ( nel senso più atavico del significato ) di cui purtroppo nessuno pare accorgersene. Questo libro conferma, a mio avviso, tale tesi.
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