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Ingredienti: riflessioni sul ruolo della cultura in democrazia, la distinzione necessaria tra politica-economia-cultura, la forza delle idee come motore delle società liberali, una scala delle idee formata da 5 gradini. Consigliato: a chi vorrebbe vivere in una ideale “repubblica delle idee”, a chi si interroga sulle responsabilità politiche degli intellettuali.
Attraverso la sostituzione di un termine nell'art.1 della Costituzione G. Zagrebelsky riconosce alla Cultura il valore di fondamento costituzionale. Le società organizzate sull'azione congiunta di politica, economia e cultura possono trasmettere il senso di appartenenza solo grazie all'interazione delle tre componenti. Mentre le prime due funzioni sono sottoposte a pulsioni disgreganti, alla terza spetterebbe il compito di salvaguardare l'integrità della società. La cultura vive di libertà d'espressione o almeno di spazi liberi nelle strettoie del potere. Ha bisogno di intellettuali altrettanto liberi disposti a non sacrificare l'anima al potere. G. Zagrebelsky elenca i pericoli per gli uomini di cultura, dalla tentazione di mettersi al servizio del potente a quella di utilizzare strumentalmente la cultura come trampolino per ambiti diversi ed infine di cedere alle lusinghe del conformismo per paura di essere condannati all'irrilevanza. Se il dispotismo antico colpiva gli intellettuali nel corpo e nell'anima; quello moderno li lascia in vita, ma tenterà di ucciderne l'umanità, privandoli dei diritti basilari quali la libertà d'espressione e la possibilità di partecipare degnamente allo spazio collettivo con il confronto delle idee. Dalla comunità dei ben pensanti arriveranno, poi, isolamento e oblio. Cultura e democrazia rappresentano un binomio indissolubile. Alla cultura spetta rivendicare le qualità di durata e di profondità contro il mito della velocità e dell'efficienza. Così si attiva la mente e nel pullulare di idee anche trasformative ritrova la propria realizzazione culturale oltre la grettezza del senso comune. Nel saggio G. Zagrebelsky invita a valutare la democraticità di un governo dal rispetto verso la cultura. Dove ci sia dileggio e svalutazione degli intellettuali lì s'annida un potere cieco.
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