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Nel secondo volume della monumentale e fondamentale opera di Houston Stewart Chamberlain, l’Autore dotato di un’approfondita cultura enciclopedica, continua a proporre una visione della storia umana razzialista e antisemita, base teorica del nazionalsocialismo e che in Alfred Rosenberg trovò la sua naturale prosecuzione con il noto libro Il mito del XX secolo. La seconda parte de I fondamenti del XIX secolo, dopo aver dimostrato con confutazioni argomentate la non appartenenza di Gesù Cristo alla razza giudaica ma a quella aria, prende in considerazione la missione civilizzatrice che i Germani e, più in generale le stirpi indoeuropee e indo-arie, hanno avuto durante i millenni della loro storia. Il filosofo britannico naturalizzato tedesco era evidentemente figlio del suo tempo così come i suoi epigoni nazionalsocialisti, dei quali è ritenuto giustamente il precursore, e non poteva sapere che lo stesso concetto di “razza” è stato messo in discussione dalle recenti ricerche del genetista Cavalli-Sforza dal punto biologico, ma ciò non spiega l’evidente diverso livello culturale esistente tra le varie etnie. Il pangermanesimo di Chamberlain fu a sostegno del movimento völkisch e del pensiero nazionalpopolare e questa sua opera è indispensabile per comprendere la storia non solo del XIX secolo, ma soprattutto quella del XX. Il pensiero dell’Autore fu influenzato dal conte De Gobineau che con il suo Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane fu il primo a proporre una Weltanschauung antiegualitaria e differenzialista. Chamberlain cita i nomi di Goethe, Schiller, Winckelmann, Meister Eckart, Lutero, Beethoven, Mozart come esempi della superiorità dei Germani sugli altri popoli pur non dimenticando le origini ellenistico, romane, celtiche e slave dell’Occidente europeo e riconoscendo l’importanza della civiltà indù, dalla quale la stessa svastica, simbolo solare per eccellenza, fu l’emblema di vari sodalizi antisemiti prima che Hitler lo utilizzò il proprio movimento.
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