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Anno edizione: 2024
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Libro finalista all'Orbetello Book Prize 2024
«Penso che sono sopravvissuta e che forse dovrei cominciare a farmene qualcosa, di questa vita che avanza».
«Un romanzo sulla scrittura, intesa anche come salvificamente epifanica, nel segno d'una realtà autoriale da “folgorati”: ossia di chi, colpito da un fulmine (nel loro caso: “della vita”) sopravvive». - Ermanno Paccagnini, La Lettura
Si può sopravvivere alla scarica di un fulmine: le tracce magari sembrano minime, ma nel profondo si cambia per sempre. I protagonisti di questo romanzo sono proprio dei folgorati: da quando li ha attraversati la morte, la vita è diventata una cosa imprevedibile. Una figlia volubile e spinosa, un padre burbero, con la lingua sciolta e la gamba cancara. Sono malati tutti e due, bisticciano e si rincorrono, si aiutano più ridendo che piangendo. In un susseguirsi di dialoghi intensi, esilaranti, veri, questo libro ci racconta la forza testarda della famiglia, lo slancio incontenibile verso la fuga, la vulnerabilità e il dolore, il peso di certe eredità e la scrittura non come scelta ma come un fiume che scorre sotto i piedi.
La vita è ostinata, e Vera lo sa bene. Quando scopre di essere di nuovo malata (della stessa malattia che ha portato via sua madre, e molte donne della sua famiglia), suo padre Zeno le offre ospitalità nella casa dove da anni vive ormai solo – la «Settimana Enigmistica» sempre sul davanzale del bagno, con le caselle riempite a caso, perché i vuoti sono insopportabili. La loro è una famiglia monca ma vitale, spiritosa, dirompente. Nora è la sorella minore, gestisce da sola una figlia di dieci anni e un negozio di borse dove ha provato a far lavorare Vera, ma lei stava al computer a scrivere anziché inserire fatture. Vera infatti ha sempre inseguito, oltre alla libertà, il sogno di diventare scrittrice: però «le storie bisogna pure finire di raccontarle», non lasciarle a metà, impantanate, un po’ come la sua vita. L’amore accidentato con Franco – che riesce a farsi venire un attacco di panico mentre l’accompagna a una visita di controllo – non è l’àncora sicura per affrontare la nuova burrasca. Meglio tornare nella casa in cui è cresciuta, da quel cocciuto di suo padre, che pur di non far vedere a un medico la gamba che gli pulsa gira solo con scarpe di tela sfondate. Ed è proprio in una stanza chiusa a chiave di quella casa che Vera scopre decine di quaderni fitti fitti di parole: suo padre ha scritto un romanzo? Ma se ha la quinta elementare. Chissà se sono le storie che ci salvano, o siamo noi a doverle salvare. Un romanzo dalla grazia rara che sa tenere insieme il riso e il pianto, perché è l’ironia la chiave di tutte le salvezze.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Libro scorrevole l'ho letto in un giorno. Mi è piaciuto anche se mi aspettavo una fine diversa...sono rimasta un po' in sospeso. Comunque lo considero un buon libro.
Carina l’idea ma non arriva al dunque. Devo ahimè confermare la recensione già presente: anche io ho acquistato incuriosita dalla trama e da questo titolo (bellissimo), però poi la storia non coinvolge, la narrazione rimane piatta e anche la scrittura non è corposa. Secondo me l’idea è bella, forse con un po’ di approfondimento in più poteva diventare un libro davvero completo (giustificandone anche il suo prezzo).
L’ho acquistato incuriosita dalla trama, purtroppo non mi ha coinvolta per niente. Si segue la storia della protagonista e del padre, con alcuni salti temporali, ma la narrazione non decolla. L’ho finito solo perché mi da fastidio abbandonare un libro.
Recensioni
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