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opera non recente ma di rilevante importanza epistemologica nella fondazione di una teoria sociale e giudiziaria della devianza e della genesi della criminalità di sangue. Si iscrive nel contesto della cultura antipsichiatrica della Kingsley hall, mantenendo tuttavia il rigore scientifico che altri autori della stesa scuola (Cooper ecc.)hanno perso in nome di una ideologia da quattro soldi, il marxismo, che negli anni della critica manicomiale classica parve offrire strumenti ermeneutici "magici" per capire e affrontare la devianza psicotica. Di magico il marxismo aveva altri aspetti e soluzioni, che la storia ha invariabilmente smagato, ma nella cultura della devianza e nella sua causa sociale è stato raggiunto un livello di comicità fin quasi patetico. Accantonata così la possibile utilizazzione euristica del metodo marxista di analisi della devianza, l'opera resta pur sempre un contributo classico al trasferimento del piano di analisi dal clinico al sociale e dal naturalistico al familiare e si iscrive quindi nel contesto della rivoluzione antipsichiatrica costituente ancora oggi la conquista scientifica più rilevante nel settore. La iscrizione della devianza criminale o patologica nella dinamica insiemistica del contesto familiare e la deduzione di leggi di evento della crisi psicotica all'interno della interelazione del contesto domestico (i Danzig) costituiscono una tecnica di metodo che difficilmente sbaglia nel contributo ermeneutico alla analisi giudiziaria ed a quella sociale e professionale. Esterson ha lavorato con Laing, Sullivan e conosce perfettamente la scuola anglosassone di analisi anche metanoica dell'universo psicotico che rileva ad effetti giudiziari con riguardo in particolare agli esiti criminali (droga, delitti non colposi ecc) e ne formalizza nel libro un modello ben strutturato che potrà essere lo specimen di fondo per una analitica criminale comunque fondata su axiomi e postulati convergenti nel senso della origine cognitiva e non patologica della decisione criminale e del suo evento
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