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Di male in peggio. Il quinto libro della saga “I figli della terra” si è rivelato pesante e lento. La presenza di alcuni momenti degni di nota, soprattutto all’inizio quando Ayla fa le prime conoscenze tra gli zelandoni, non basta ha salvarlo. La trama si trascina, destando ben poco interesse e con descrizioni eccessivamente lunghe e tediose. E anche i nuovi personaggi, tranne che in un primo momento, non destano tutto questo interesse. Inoltre gli zelandoni, proprio come popolo, non mi sono piaciuti, non possono minimamente competere con il Clan o i mamutoi. In alcuni commenti si dice che le recensioni più negative arrivino dai maschi, come critica al femminismo contenuto nel lavoro di quest’autrice. Allora è vero che questa saga sostiene molto dell’ideologia femminista, ma non al punto da rovinare la trama. Io sono un uomo, sono avverso al femminismo contemporaneo, ben lontano dai nobili scoppi del vero femminismo (inoltre per principio sono avverso alla maggior parte delle cose dell’era contemporanea), ma non è per questo che non ho amato questo libro. Diversamente avrei criticato anche i primi volumi della saga, che invece ho adorato. Si fa molto sentire la questione del razzismo. Proprio come preannunciato il popolo di Giondalar è tra i più ostili verso i “testapiata” e sembra sempre più probabile un possibile incontro/contrasto tra le due realtà. L’autrice mette a paragone l’organizzazione del Clan con quella degli zelandoni, al fine di far apparire necessariamente migliore un capo eletto rispetto a un capo ereditario. Un bel punto di vista, un altro potrebbe essere che i capi eletti sono individui popolari, simpatici, capaci di farsi amare ma non di governare, e che in un sistema elettivo ci sono molte, troppe lotte per il potere. Un altro ancora che un capo ereditario viene preparato fin dalla nascita per il suo compito e che in realtà sono stati quasi sempre degli ottimi o quanto meno dei buoni capi. Ecc...
Di male in peggio. Il quinto libro della saga “I figli della terra” si è rivelato pesante e lento. La presenza di alcuni momenti degni di nota, soprattutto all’inizio quando Ayla fa le prime conoscenze tra gli zelandoni, non basta ha salvarlo. La trama si trascina, destando ben poco interesse e con descrizioni eccessivamente lunghe e tediose. E anche i nuovi personaggi, tranne che in un primo momento, non destano tutto questo interesse. Inoltre gli zelandoni, proprio come popolo, non mi sono piaciuti, non possono minimamente competere con il Clan o i mamutoi. In alcuni commenti si dice che le recensioni più negative arrivino dai maschi, come critica al femminismo contenuto nel lavoro di quest’autrice. Allora è vero che questa saga sostiene molto dell’ideologia femminista, ma non al punto da rovinare la trama. Io sono un uomo, sono avverso al femminismo contemporaneo, ben lontano dai nobili scoppi del vero femminismo (inoltre per principio sono avverso alla maggior parte delle cose dell’era contemporanea), ma non è per questo che non ho amato questo libro. Diversamente avrei criticato anche i primi volumi della saga, che invece ho adorato. Si fa molto sentire la questione del razzismo. Proprio come preannunciato il popolo di Giondalar è tra i più ostili verso i “testapiata” e sembra sempre più probabile un possibile incontro/contrasto tra le due realtà. L’autrice mette a paragone l’organizzazione del Clan con quella degli zelandoni, al fine di far apparire necessariamente migliore un capo eletto rispetto a un capo ereditario. Un bel punto di vista, un altro potrebbe essere che i capi eletti sono individui popolari, simpatici, capaci di farsi amare ma non di governare, e che in un sistema elettivo ci sono molte, troppe lotte per il potere. Un altro ancora che un capo ereditario viene preparato fin dalla nascita per il suo compito e che in realtà sono stati quasi sempre degli ottimi o quanto meno dei buoni capi. Ecc...
Ho letto i primi quattro libri della serie e, pur con alti e bassi, li ho trovati tutti interessanti e avvincenti. Non posso dire altrettanto di questo quinto capitolo, che ho invece trovato scialbo, noioso e un po' stupido. Sembra che la scrittrica abbia esaurito l'ispirazione e scriva per obbligo di assolvere all'impegno. O forse ha commissionato la scrittura a qualcun altro come dicono che talvolta accade. Francamente consiglierei a quanti hanno letto e amato i primi 4 libri di Ayla di evitare questo quinto libro per non guastare il ricordo di una storia affascinante e istruttiva. Per quanto mi riguarda, sono arrivata fino all'ultima pagina, e non mi permetterei di recensire un libro che non ho letto fino in fondo, ma me lo sono già largamente dimenticato e certo non ho nessuna intenzione di leggere il sesto capitolo.
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