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Bella storia che mi ha preso fin dalle prime pagine... Devo dire una vera e propria scoperta. Un libro che ti fa pensare... e questa è un'ottima cosa!!!
Concorso con il giudizio precedente. L'ho trovato molto interessante e credo di essere una lettrice moooolto esigente...
Una storia veramente bella, ti fa riflettere, ti fa pensare all'infanzia, ai segreti nascosti. Ti porta nell'Argentina di oggi e nella New Orleans del passato. Bella la descrizione del rapporto madre-figlia che non ha bisogno delle parole. Bella anche la figura del padre naturale di Aimée che risulta di una sensibilità inaspettata. Un libro da leggere tutto d'un fiato, un racconto che ti rimane impresso per molto tempo. Uno dei libri più belli che io abbia mai letto.
Recensioni
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Aimée Levrier è arrivata a Buenos Aires da New Orleans quando aveva otto anni, strappata al luogo natale in circostanze poco chiare e catapultata in un paese straniero insieme alla madre, la giapponese Hanako, che una meningite infantile ha reso muta, agorafobica e misteriosamente "diversa". Aimée, che ha ora trentacinque anni, è riuscita a costruire una vita tranquilla sulle fondamenta di un passato pieno di interrogativi: abita insieme al marito e alla madre, con la quale ha un rapporto silenzioso ma profondo, e conduce un'esistenza operosa e abitudinaria come proprietaria di un negozio di fiori che vende soprattutto le splendide ed enigmatiche composizioni create da Hanako nello stile dell'ikebana. Un giorno la tranquilla routine di Aimée è turbata da un imprevisto: una lettera da New Orleans le comunica che ha ereditato una fortuna. Confusi frammenti del passato cominciano a invaderle la memoria, e alla fine Aimée accetta di partire per un viaggio che svelerà la verità sulle sue origini.
Il romanzo è nettamente diviso in due parti. La prima, ambientata in Argentina, descrive l'esistenza serena e senza scosse di Aimée e Hanako, narrata con un ritmo lento e delicato che si dispiega a poco a poco. Il viaggio della protagonista segna la frattura fra le due metà del romanzo. La parte ambientata a New Orleans ha un ritmo più concitato, quasi aneddotico ma comunque avvincente, grazie alla comparsa dei vividi personaggi che aiuteranno Aimée a ricomporre i pezzi della sua storia: un avvocato subdolo ma in fondo benevolo e un vecchio sarcastico che si rivela nostalgico e sentimentale. Mentre si muove fra case disabitate che nascondono chiavi perdute, antiche fotografie, manoscritti e scrigni pieni di rivelazioni, Aimée risveglia gli spettri del passato: i due padri, uno adottivo e l'altro biologico, che l'hanno amata profondamente senza mai poterle dire la verità, e la nonna, una "dama del Sud" bellissima e crudele.
Salutato dalla critica argentina come uno dei migliori romanzi del 2004, Flores de un solo día è l'opera seconda, dopo la raccolta di racconti Catástrofes naturales, di una delle voci più originali e promettenti della letteratura ispanica contemporanea. L'autrice porta un nome che già di per sé riflette il singolare intreccio di culture in cui si muove: nata negli Stati Uniti (ma in una città creola come New Orleans) da padre tedesco e madre giapponese, di madrelingua angloamericana ma scrittrice in spagnolo per scelta. Questo multiculturalismo è un elemento di grande fascino, e come tale viene giustamente messo in risalto nell'introduzione di Angelo Morino, che cita un'intervista all'autrice: "Forse occorre cominciare a pensare di non avere una patria o, almeno, di non averne una sola. (…) Secondo me l'identità unica è una carenza. Sono le identità diverse quelle che, in realtà, creano un centro". Questa affermazione spiega in parte la scelta di scrivere in una lingua "altra", scelta che ha spinto alcuni critici ad azzardare un paragone con Nabokov.
L'aspetto linguistico, che sulle prime può sembrare uno dei più originali e interessanti del romanzo, a uno sguardo approfondito si rivela tuttavia il meno riuscito. Probabilmente la traduzione avrebbe avuto bisogno di un più accurato lavoro di revisione in sede redazionale (e un altro appunto all'edizione italiana si potrebbe fare per la copertina), ma in ogni caso la non perfetta padronanza della lingua da parte dell'autrice emerge qua e là nel libro, a volte con risultati insoliti e affascinanti, altre volte semplicemente sotto forma di "calchi" linguistici poco riusciti. La scelta dello spagnolo, compiuta per costringersi alla precisione e al nitore che solo una lingua "adottata" ma non naturale può garantire, non sempre ottiene gli effetti desiderati, visto che il limite principale di questa scrittura è proprio la ripetizione inutile di certi dettagli, la ricerca di un tono evocativo che però a tratti risulta fastidiosamente ridondante (ecco per esempio alcune frasi riferite allo stesso personaggio nel corso dello stesso episodio: "con gli occhi nebulosi e celesti"; "spicca l'azzurro strano, nebuloso, degli occhi"; "l'azzurro denso, cremoso, degli occhi dell'anziano"; "e i suoi occhi nebulosi, di un celeste cremoso, posano uno sguardo fisso su di lei").
Anche la dichiarata presa di distanza dall'autobiografismo suona un po' paradossale, visto che le origini di Aimée Levrier ricordano da vicino quelle dell'autrice, ma in questo caso le parole di Kazumi Stahl, citate sempre nell'introduzione ("Gli strumenti di cui disponiamo per costruire il nostro io, quali il nome, la nazionalità o il paese d'origine, servono da elementi dell'identità, ma non bastano per configurare l'individualità"), corrispondono perfettamente allo spirito di un romanzo giocato in buona parte sul piano della memoria e della ricerca di identità.
Nonostante i difetti presenti nella lingua e in parte anche nella struttura, il romanzo rimane tuttavia una lettura molto piacevole, soprattutto grazie alla capacità dell'autrice di infondere vita e calore nei personaggi. Hanako, in particolare, è una figura dotata di una forza e di un fascino davvero insoliti. I fiori di un solo giorno, e con essi la filosofia dell'ikebana che pervade tutto il libro ("Non ci sono fiori di un 'secondo giorno', perché ci sono altri fiori, nuovi, freschi, ce ne sono e ce ne saranno sempre, e allora non se ne conserva nessuno perché non ce n'è bisogno. Ogni giorno reca un'abbondanza nuova e inesplorata a cui dedicarsi"), rappresentano il segreto della felicità di questa donna eccezionale, dotata di una sensibilità fuori del comune e capace di colpire in modo indelebile tutti coloro che la incontrano. "Per lei significa la felicità, questo mondo di cose che durano un solo giorno, ma che danno eterno sostegno a chi le vede e le sa apprezzare".
L'incrocio di differenti lingue e culture finisce dunque, tutto sommato, per creare un'identità coerente, un equilibrio originalissimo che si mantiene all'interno di tutta la narrazione, attraverso una prosa estremamente sensibile, dotata di un ritmo esotico e al contempo familiare.
Silvia Pareschi
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