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scheda di Milano, G., L'Indice 1986, n. 6
Acute e gradevoli l'analisi e la presentazione che Beniscelli ci offre del caso Gozzi, il Carlo, autore di teatro, da sempre, per quel che almeno ci consegnano le scolastiche memorie, contrapposto al Goldoni, considerato quest'ultimo più progressista e moderno rispetto al primo, inevitabilmente, per semplificare, perdente e reazionario. Beniscelli non opera restauri non realizza maquillages tali da rendere i lavori del Gozzi appetibili ai nostri gusti post-moderni. Con una ricerca storica e testuale, toglie agli autori in questione ed alle loro opere il sovrappiù, in bene o in male, che leggenda e inutile ideologizzazione hanno depositato deformando il vero volto dei protagonisti. Ci appare, a questo punto, meno ermetico il titolo del libro ed anche quanto mai attuale. In effetti le opere esaminate sono le "Fiabe teatrali" del Gozzi e "fiabesco " e ''finzione " attengono sia alle fiabe che al teatro, acquisendo, tramite quest'ultimo, una realtà indiscutibile. Leggere questo libro significa ripercorrere gli umori culturali, le dispute, le avventure che caratterizzano la seconda metà del '700, così stranamente gustabile ai giorni nostri. Motivi non ne mancano. È sufficiente soffermarsi sul ritrovato successo della fiaba, grazie a Propp e a Bettelheim, e la lettura iniziatica e teatrale che di essa se ne fa per stupire della frettolosa definizione di un Gozzi quale autore "reazionario". Basti pensare al ricupero del valore specifico del mezzo teatrale, libero da sovrastrutture ideologiche, che l'avanguardia ha reaIizzato, e confrontarlo con l'operare gozziano per il quale "l'opposizione tra Teatro e Mondo" si risolve con "il primato del primo termine sul secondo". Beniscelli non sovrappone schemi contemporanei nella disamina delle opere del Gozzi, ma penetra nell'intimo della macchina teatrale scoprendo quant'essa sia complessa e articolata, quanto, nella materia e nella forma della rappresentazione, l'autore curi l'effetto comunicativo, usando linguaggi e stili diversi producendo, pur con fondali immobili profondità e sviluppo. Analogamente agli incontri imprevisti, alle paure e alla finale ricomposizione in unità e armonia che le fiabe mettono in campo, il settecento è percorso da fermenti sotterranei e le bianche parrucche nascondono, a volte, ben più rudi propositi. Società segrete, trame rivoluzionarie, disegnano un mondo "altro" che mina quello evidente. Casanova, Cagliostro (per restare chez-nous), si muovono in uno scenario contraddittorio ed enigmatico, sotto il patrocinio di mademoiselle Turandot, principessa orientale. Un libro, questo, che non annoia: da leggere.
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