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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2020
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La fine della battaglia di Knausgard. Un libro lunghissimo, con intermezzi a volte tediosi, ma nel complesso una buona lettura e una degna conclusione.
Sebbene ami il nuovo filone narrativo iniziato da Knausgard, in questo libro credo abbia tirato troppo la corda: troppo prolisso e ridondante in molte pagine (il blocco centrale del libro è in pratica un vero e proprio saggio -all'interno del romanzo- di svariate pagine, assolutamente eccessivo e fuori luogo). Splendida la scrittura e la sensibilità e l'intelligenza fuori dal comune del'autore che purtroppo si è fatto prendere troppo la mano in questo caso, eccedendo in egocentrismo e debolezza di trama. Un vero peccato. Sufficienza stentata.
Ultimo capitolo di una "lunga battaglia" combattuta a suon di ricordi, traumi non superati, cose non dette ed indicibili. L'obiettivo è duplice: vanesio ed esistenziale. Affermare sé stesso come scrittore ed individuo, escogitando qualcosa di originale. I modelli di riferimento, neanche troppo celati, sono Proust e Joyce. Questa volta il flusso di coscienza offre maggiori spunti, spaziando dall'arte alla politica, dalla religione alla letteratura. Ma se in Scandinavia l'opera risulta scandalosa, parlando di persone esistenti e riconoscibili, nel resto del mondo si rivela un esperimento riuscito per metà. Si ha l'impressione di aver letto una rappresentazione della vita, tra l'altro narcisista ed autoreferenziale, e non la vita stessa, come fa invece credere l'autore. Una fiction insomma e neanche delle più avvincenti. Molto interessante, invece, l'excursus su Hitler. Ci si immerge totalmente nella Vienna dei primi '900, con un punto di vista originale, prudente e oggettivo, affatto scontato. Parrebbe una parte aggiunta, un saggio nel romanzo, che, scritto con stile superbo, fa venire voglia di leggere altro dello stesso autore.
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