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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2010
Si direbbe appartenere a un filone che sta prendendo piede e potrebbe essere etichettato della "memoria indiretta". Brancoli, a suo tempo tra i dirigenti della gioventù democristiana, poi corrispondente di quotidiani a larga diffusione, ha fatto parte dello staffdi Romano Prodi, curando soprattutto i rapporti con la stampa estera. È dunque naturale che la sua analisi degli anni di governo di Prodi rispecchi da vicino, anzi da dentro, l'affiatato entourage, sospetti e valutazioni sulle cause che hanno portato il presidente del Consiglio alla replicata caduta. L'insistenza nel ricondurre, almeno prevalentemente, a impostazioni e direttive del mondo cattolico le ragioni della sempre più accentuata debolezza appare peccato di presunzione. Gli obiettivi neocentristi perseguiti da Ruini e da gran parte della gerarchia sarebbero stati una rovinosa spina nel fianco. Insieme alla ri-clericalizzazione vengono messe sul banco degli accusati la ri-proporzionalizzazione e la ri-ideologizzazione, tendenze rispetto alle quali la filosofia del prodismo spingeva a muoversi in senso del tutto opposto. A parte l'infelicità delle due categorie, c'è da domandarsi se le tendenze individuate, più che imprevedibili ostacoli rispuntati lungo il percorso, non siano piuttosto prove del mancato decollo sia del progetto dell'Ulivo che dell'azione di governo così come fu interpretata dallo stesso Prodi. Il quale, secondo Brancoli, puntò sempre a mediare tra sinistra riformista e sinistra "radicale". Adottando così una linea di ascendenza democristiana che non era certo la maniera più efficace per dare coesione dinamica a una composita maggioranza. Ma da un libro del genere più che la ponderata conclusività di giudizi che è presto per formulare si devono trarre puntualità cronistica e sincerità di riflessione: utili per chi vorrà capirne di più.
Roberto Barzanti
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