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recensione di Magli, P., L'Indice 1993, n. 2
Da sempre la tradizione filosofica dei trattati delle passioni è stata accompagnata, anzi, duplicata, da una lunga tradizione iconografica. Soprattutto l'opera di Cartesio, "Le passioni dell'anima", è stata oggetto di numerosi tentativi di traduzione figurativa. Il più famoso è senza dubbio la celebre "Conférence sur l'expression gén‚rale et particulière des passions" che nel 1668 Charles Le Brun, primo pittore di Luigi XIV, tenne all'Académie Royale de Peinture e de Sculpture di Parigi, lavoro che per la prima volta appare in Italia, grazie alla cura e traduzione di Maurizio Giuffredi che, oltre ad accludere alcuni appunti frammentari di un'opera forse incompiuta di Le Brun sulla fisiognomica, pubblica anche un saggio fondamentale, apparso in Francia nel 1980, di Hubert Damisch. Le Brun (1619-90), autore dei grandi "décors" di Vaux-le-Vicomte e di Versailles, direttore dei Gobelins, non è soltanto il promotore freddo e paludato dello stile classico, come spesso la storia dell'arte ce lo ha voluto presentare, bensì, con le sue "Conférences" destinate ai giovani pittori, di fatto si è meritato un posto di riguardo all'interno della storia dell'antropologia, come pure in quella dei linguaggi del corpo. Il successo e l'influenza di quest'opera sono stati enormi: ha inaugurato una tradizione iconografica che già prefigura l'iconografia psichiatrica dell'Ottocento, da un lato, e, dall'altro, ha gettato le basi per uno studio sistematico dei movimenti muscolari del volto come si può vedere nei manuali di anatomia che ancora oggi servono agli studenti di medicina.
Le Brun, dunque, si trova in una posizione privilegiata nella linea di continuità tra filosofia, medicina e teoria della rappresentazione figurativa. Ciò che egli fissa sulla carta, grazie soprattutto al segno grafico, è una vera e propria grammatica della genesi visiva delle passioni. Il discorso è illustrato da una serie di quarantun disegni. Ciascuna 'planche' presenta una diversa passione sul volto, rappresentato due volte frontalmente e una di profilo. Le passioni rappresentate da Le Brun fanno dunque sistema. Ma più di un puro gioco combinatorio, più di un semplice alfabeto costituito da figure astratte e schematiche, attraverso le quali le passioni sono raccontate e descritte visivamente, si tratta di mostrare come da una passione ne nasca un'altra attraverso gradi di intensificazione, e come questo meccanismo di trasformazione possa essere facilmente controllato, anzi, illustrato grazie ad un artificio visivo le cui mediazioni scalari segnano diversi gradi d'intensità, esattamente come avviene su di uno spartito musicale.
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