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"Cercherò di disimpegnarmi secondo i valori che ho appreso da mio padre e da Lei, dalla Resistenza: la fiducia nella ragione, nel dialogo, nella mediazione, il rifiuto della violenza come mezzo per ottenere dei fini": con queste parole, Paolo Farneti accoglieva, il 19 marzo 1968, la notizia ricevuta da Norberto Bobbio dell'assegnazione del suo primo incarico universitario, l'avvio dunque di quella rapidissima carriera accademica che l'avrebbe portato alla cattedra di scienza politica a Torino nel 1973. Come racconta Bobbio, nella Prefazione a questo suo carteggio con Farneti, quest'ultimo gli era stato indirizzato dall'amico ferrarese Irnerio affinché seguisse il figlio negli studi: da questa circostanza scaturisce l'occasione di uno scambio di lettere nelle quali si coglie l'evoluzione del rapporto tra professore e studente, tra maestro e allievo, prima che diventi quello tra professore e professore. Nell'ultima lettera, del 1971, del carteggio (dopo di allora si sarebbe ristabilito a Torino, finita la lunga parentesi negli Stati Uniti dai quali tornò sposato con Ann), Farneti si rivolge a Bobbio dandogli ancora del "Lei", secondo un costume molto torinese, che sarebbe stato aggiornato soltanto con la vittoria del concorso a cattedra. Ma la confidenza reciproca era sempre stata altissima, così come l'affetto, e lo testimoniano l'intensità del tono delle lettere, molte più quelle di Farneti, senza che però mai Bobbio mancasse di tenere loro dietro.
Alla tragica e assurda scomparsa di Farneti, in un incidente automobilistico, il 14 agosto 1980, nessuno di coloro che lo conobbero e lo amarono può rassegnarsi. La pubblicazione di questo carteggio, suggerita e seguita passo a passo da Norberto Bobbio, è dunque una testimonianza di affetto e di nostalgia, per un amico che non dimenticheremo mai. La lettura delle sue lettere è anche un modello di vita: da esse traspare l'evoluzione della sua formazione intellettuale, con la passione per lo studio e la ricerca, ma anche con la forte tensione ideale e l'impegno politico: un'evoluzione continua e una crescita che lo porteranno alla notorietà internazionale, e infine a quel viaggio a Oxford, dove non giungerà mai. Questo ricordo del trentennale della costituzione del Centro Studi di Scienza Politica voluto da Farneti, e che da vent'anni porta il suo nome, è arricchito dal profilo intellettuale che ne ha scritto Marco Revelli, e da un'ampia ricostruzione delle molteplici attività del Centro, stesa da Angelo Giannone.
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