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Fiamminghi nel cantiere Italia 1560-1600 - Giovanna Sapori - copertina
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Fiamminghi nel cantiere Italia 1560-1600 - Giovanna Sapori - copertina
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Descrizione


Con l'inizio delle guerre di religione nei Paesi Bassi si intensifica il flusso degli artisti fiamminghi verso l'Italia e in particolare verso Roma, in maggioranza giovani pittori che hanno già compiuto un primo tirocinio nelle botteghe della patria, assumendone gli specifici caratteri. Attraverso l'attenta indagine di fonti, documenti e opere d'arte la studiosa ricostruisce i modi della ricerca del lavoro, le forme di organizzazione del cantiere e di mutua assistenza, le specializzazioni nella produzione, prima legate solo alla cultura di origine (dipinti di piccolo formato di paesaggio, di stregoneria...) poi all'apprendimento della tecnica ad affresco (collaborazione nelle imprese decorative di ville e palazzi), indagando soprattutto l'assimilazione del linguaggio figurativo italiano.
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Dettagli

2007
23 ottobre 2007
171 p., ill. , Brossura
9788837055950

Voce della critica

Organizzato con una sapiente attenzione al metodo, con un'avvertita regia retorica e compositiva, condotta "ricercando sempre una forma di equilibrio fra studio dello stile e studio del contesto", il libro di Giovanna Sapori fa magistralmente il punto sulla presenza degli artisti fiamminghi in Italia nella seconda metà del XVI secolo, analizzandola "come segmento di un fenomeno grandioso di una densa circolazione europea sui vettori del commercio, dello studio, della religiosità".
I documenti, la letteratura artistica (soprattutto l'Het Schilderboeck di Karel van Mander, l'opera principale del "Vasari nederlandese"), ma soprattutto le molteplici opere sopravvissute e perdute a Roma, così come in Umbria o nelle Marche, concorrono a ridisegnare un quadro articolato delle presenze di pittori oltramontani, del quale non vengono solo indagate le ragioni (innanzitutto, il viaggio in Italia come specializzazione, come promozione, bollino di garanzia di qualità anche per accedere al reclutamento da parte dei sovrani europei Rodolfo II, Carlo V e Francesco I), bensì analizzate a fondo le strutture organizzative che accolgono gli artisti, le loro modalità di inserimento nelle botteghe già attive, i passaggi all'interno dei generi della pittura.
Tale apertura di campo fa sì che il volume si offra come un tentativo di mediazione intelligente tra la storia sociale dell'arte e quella dello stile. L'attenzione offerta ai tipi di produzione artistica in cui i pittori fiamminghi sono attivi, alle loro specializzazioni, ma anche alle cadenze del loro linguaggio figurativo, lo evidenzia con chiarezza. Dalle non numerose commissioni pubbliche e private in cui gli oltramontani sono protagonisti (in primis il Giudizio universale di Farfa, che parla veneto con l'accento e le aspirate dell'idioma nederlandese, e il ciclo di Palazzo Spada a Terni restituito a Karel van Mander), Sapori dispiega i mille casi in cui i pittori fiamminghi si dedicano alle copie, ai cartoni per gli arazzi e le vetrate (a Palazzo Vecchio a Firenze come nel Duomo di Milano), così come ai corami e alle maioliche, dipingono i paesaggi, i ritratti, tocca loro imparare l'affresco per essere reclutati nei grandi cantieri, oppure devono praticare la "maniera piccola" e vendere quadrucci sul mercato libero, e solo in qualche raro caso accedono al circuito della committenza alta (Otto van Veen presso il cardinal Madruzzo, Jan Breughel da Federico Borromeo, Hendrick Vroom dal cardinal Ferdinando dei Medici).
Definito questo variopinto contesto di riferimento, oltremodo popolato da figure intermedie delle quali troppo poco ci è dato sapere, l'autrice non manca di trarre le debite conclusioni, invitando gli amici conoscitori che tentano (come lei) di ricostruire i corpus dei pittori fiamminghi attivi in Italia nel Cinquecento a confrontarsi con il principio di realtà che emerge dai carotaggi presentati nel volume. La complessità della trama ordita in Italia dalle generazioni di oltramontani prima dell'arrivo in Italia di Rubens o di Van Dyck, la ricchezza delle presenze, delle assenze, delle variabili stilistiche, e di contro la lacunosità dei dati certi esposta nel volume, inducono l'autrice a concludere: "Non può non rendere cauta l'esigenza di classificare, di identificare, di mettere a punto in un così manchevole quadro, opere, personalità, problemi". G. Capitelli

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Conosci l'autore

Giovanna Sapori

ha pubblicato numerosi studi sulla pittura del Cinquecento a Roma, sugli artisti stranieri in Italia, sul disegno e l’incisione. Tra questi: Bril, Rubens, Elsheimer. Integrazione, centralità, marginalità nella metropoli, 2018; Maestri, botteghe, équipes nella decorazione dei palazzi romani. Perino del Vaga, Salviati, Vasari e Zuccari, 2017; Il libro dei Mestieri di Bologna nell’arte dei Carracci, 2016; Fiamminghi nel cantiere Italia 1560-1600, 2007; L’album amicorum come album di disegni. Alcuni esempi fra Cinque e Seicento (Venius, Ortelius, Abrams, Heyblocq), 2018. Con Claudia Conforti ha di recente curato Palazzi romani del Cinquecento, 2017.

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