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Un bellissimo racconto lungo che attraversa quasi un secolo, la storia della vita di una donna nata agli inizi del '900 e narrata con pennellate veloci, per singoli episodi significativi. E' la storia di tutte le nostre bisnonne e nonne: giovinezza e vecchiaia, morte, povertà, guerra, ma anche figli, mariti, famiglia. E in più c'è lo zampino dei Santi e della Madonna. Un libro davvero ben scritto, semplice ma profondissimo.
Questo romanzo descrive con rapide e sapienti pennellate la storia di una donna nata agli inizi del secolo scorso, un personaggio - come la definisce l’autrice - con un ruolo da comparsa nel teatro della Storia. La sua è una vita semplice, come quella di tante altre donne siciliane vissute nello stesso periodo ma è appunto in questa “normalità” e semplicità che si intravede il suo coraggio e la sua risolutezza. Queta piccola grande donna ha una inesauribile vitalità e una incrollabile fede nella vita che è determinata a vivere fino in fondo, malgrado tutte le vicissitudini che il destino le riserverà e che lei affronterà con un senso di fatalismo che non è mai rassegnazione o rinuncia. Ancora bambina la protagonista perde la madre e nel momento più straziante, quando il dolore rischia di travolgerla, riesce a farsi forza invocando i santi e la Madonna, anzi le sembra proprio di sentirli conversare, parlando di lei, e in quell’occasione le promettono una dono, quasi per compensare il dolore che le ha causato Dio a causa di una “svista” strappandole l'amata madre. L’autrice qui rivela la sua abilità non solo di scrittrice ma anche di psichiatra infantile nel descrivere lo stratagemma messo in atto da molti bambini per riuscire a superare prove altrimenti insormontabili. Cosa che fanno spesso meglio degli adulti, creandosi una realtà virtuale nata dalla loro fantasia che li aiuta a mitigare il dolore. Questa capacità di trovare un elemento positivo anche negli eventi più tragici, Fara la porterà sempre con. A testa alta affronta la vita con il suo cappello portato come la corona di una regina, senza mai indulgere nell’autocommiserazione.
Un racconto delicato, commovente, profondo. “Fara e il suo cappello” narra la piccola grande storia di una donna vissuta nella seconda metà del ‘900. Una donna “originale”, dotata di una grande forza d’animo e custode di un misterioso dono. “Una storia fra le tante, forse” annuncia l’autrice, “ma, come ogni storia vera, ha l’unicità del singolo individuo: siamo noi, comuni mortali il cui nome non resterà che inciso su una lapide, a plasmare in buona parte gli eventi racchiusi tra le pagine dei libri che studiamo a scuola”. Rapide pennellate dipingono un efficace affresco dell’Italia del ‘900. Ci raccontano della povertà, della guerra, dell’emigrazione, offrendoci al contempo, un ritratto storico-sociologico della Sicilia di quegli anni e uno spaccato della mentalità dell’epoca. Lo stile narrativo spontaneo e scorrevole, si tinge di colore e realismo ospitando espressioni tipiche del dialetto siculo. A rendere ancor più avvincente la narrazione, un velo di sottile ironia che avvolge gli eventi più drammatici stemperando la tensione e riuscendo a strappare un sorriso. L’incursione di alcune note surreali arricchisce la storia di mistero inducendo il lettore ad alcune riflessioni sulla fragilità e la forza dell’essere umano. A volte capita che a Dio “scappi di mano la situazione”. Fara lo constaterà più volte nel corso della sua esistenza, ma nel giorno del funerale di sua madre riceverà dall’alto, un dono speciale. A lei e a noi lettori, il compito di scoprire in cosa consista e di stabilire se può essere accolto come una giusta compensazione. Un libro che merita di essere letto, valido per forma e contenuto, tanto più perché conserva e valorizza la nostra memoria storica.
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