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Manca "Cavalla storna",questo libro è adatto ad una lettura sommaria della poetica del Pascoli bazzicando qua e là tra le raccolte, poche le note, impaginato discretamente bene, un libro che stona per la sua scomodità di lettura (un libro deve essere comodo da tenere in mano), un voto medicore per un libro che mediocre è ha tutti gli effetti. Niente di nuovo sotto il sole
Recensioni
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Esce nella collana Classici per tutti dopo i volumi di Baudelaire Melville e Leopardi un'intelligente scelta delle poesie di Govanni Pascoli che vede prevalere Myricae sulle altre raccolte e viene introdotta da uno scritto chiaro e brillante (ma in nessun modo riduttivo) del curatore. Inquadrando la vita del poeta in quella storica e culturale dell'epoca Leonelli riesce a far risaltare in modo sintetico lo stretto nesso fra Pascoli e la poesia novecentesca e contemporanea: Dal Gozzano delle Farfalle al Montale dei Limoni (Ascoltami i poeti laureati / si muovono soltanto fra le piante / dai nomi poco usati…) dal Bertolucci di Lasciami sanguinare al Pasolini delle Ceneri di Gramsci e altri che non nominiamo tutti sono andati a far legna dalla grande pianta che svetta tra due secoli. Al di là dell'archetipo della poesia degli oggetti risalta in questa raccolta l'aspetto della tecnica del fonosimbolismo pascoliano per il quale il poeta secondo le parole di Contini precorre le esperienze futurista dadaista e surrealista. Ne cogliamo i segni nelle liriche famose di Myricae L'assiuolo e Dialogo: La neve! (Videvitt: la neve? il gelo? / ei di voi rondini ride: / bainco in terra nero in cielo / v'è di voi chi vide… vide… videvitt?) e anche nei frequenti dialoghi con gli avi i morti i fantasmi della memoria le sirene le creature che emergono dal sogno. Una lettura tanto più piacevole quanto più viene sganciata dagli stereotipi scolastici e anche da quello umano evocato da Garboli nell'introduzione al volume di Poesie e prose scelte pubblicato tre anni fa da Mondadori: Una foto sempre la stessa (…) ritrae il poeta infagottato in abiti da cerimonia sotto un pesante mantello… Deprimente e depresso blandamente ipocrita vagamente menagramo facile al sospiro e alla lacrima. è ora di rivedere quest'immagine senile anche alla luce della lettura di poesie meno note come Il cane in cui una lieve ironia veramente attuale è al servizio della capacità di cogliere segni nelle immagini di una quotidianità contadina: Noi mentre il mondo va per la sua strada / noi ci rodiamo e in cuor doppio è l'affanno / e perché vada e perché lento vada. // Tal quando passa il grave carro avanti / del casolare che il rozzon normanno / stampa il suolo con zoccoli sonanti // sbuca il can dalla fratta come il vento; / lo precorre rincorre; uggiola abbaia. / Il carro è dilungato lento lento. /Il cane torna sternutando all'aia.
Monica Bardi
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