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Non è solo, come suggerirebbe il suo sottotitolo, una biografia del padre del duce quella che emerge dal libro di Emiliani. Si tratta piuttosto della ricostruzione, in parte quasi romanzata, ma comunque accurata e documentata, di uno spaccato di vita politica e culturale romagnola tra gli ultimi decenni dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. La figura di Alessandro Mussolini, detto Sandrein, si interseca con quella di molti illustri conterranei, tra cui figurano pure gli antenati dell'autore, più volte citati, e animati dalle stesse passioni politiche. Ricorre così spesso il nome di Andrea Costa, seguace prima di Bakunin e poi diventato primo deputato italiano socialista, ma anche quelli di molte altre figure di primo piano della vita politica e culturale romagnola: i fratelli Carducci, Cipriani e Nenni, solo per citarne alcuni. Dal libro emerge il ritratto di un fabbro inoperoso e lontano dalla famiglia, ma attivissimo in politica prima sul fronte anarchico e poi su quello socialista, protagonista di larga parte della storia forlivese di quegli anni e, per il suo carisma nell'arringare le folle e nell'incitarle alla rivolta, più volte incarcerato. Il rivoluzionario Alessandro, sottratto alla politica solo dal dolore per la morte della moglie, appare così come l'alter ego dello scapestrato figlio Benito. Quest'ultimo, giovane irrequieto che aveva dato preoccupazioni ai genitori, pareva infatti essersi avvicinato alla politica per spirito di ribellione, rabbia giovanilistica e desiderio di emergere, e non per quei valori morali e solidaristici che avevano invece mosso il padre. Ed è stata infatti proprio la diversità fra l'itinerario politico dei due Mussolini ad aver fatto sì che la figura del socialista Sandrein, ora ricordata, sia andata incontro all'oblio durante gli anni del regime.
Francesco Regalzi
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