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Sarah Freethy ci consegna una storia struggente e toccante, che mette il lettore di fronte alla disarmante crudeltà di cui è capace l’essere umano, ma anche alla bellezza e all’amore che possono nascere persino nelle situazioni più terribili.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La storia non è male (anche se non originale) e la scrittura neppure. Peccato per i ricorrenti refusi che arrivano, addirittura, ad invertire i nomi dei personaggi.
Tutto comincia con un'asta di porcellane, mentre l'orrore della Shoa fa capolino nella storia e, in bilico tra passato e presente, la protagonista cerca delle risposte. Le troverà nella storia dolcissima e straziante dei suoi genitori: una storia tra tante che, ancora una volta, trova il suo epilogo nelle persecuzioni naziste. Una storia che coinvolge e commuove, la storia di un grande amore che scalda il cuore e di una felicità perduta che non può che rattristare.
Il fabbricante di porcellane è il romanzo d’esordio di Sarah Freethy, una storia di guerra e di amore dove si mescolano il bene e il male e le emozioni più devastanti. La seconda guerra mondiale è lo sfondo in cui è ambientata la storia di Bettina e Max, una coppia di giovani sposi che affrontano la loro vita insieme con molte difficoltà. La loro storia la conosciamo grazie a Clara, figlia di Bettina, che ormai diventata una madre anch’ella decide di conoscere molto di più sulle origini del proprio padre. Origini che le sono state celate da Bettina. Il motivo resta per lungo tempo nascosto e non protegge i due amanti da sotterfugi e segreti, tradimenti e bugie. Clara cerca, attraverso delle statute di porcellana, dei segnali o delle testimonianze che possano ricondurla all’identità del padre. Max, infatti, ebreo, era un architetto dell’epoca. Quando fu portato nel campo di concentramento di Dachau, dovette lasciare la sua amata Bettina, riuscì a sopravvivere perchè mise il proprio talento a servizio del governo tedesco creando statue di porcellana e seguendo le loro commissioni. Un amore che sopravvive a qualsiasi ostacolo. Un amore terreno e disumano come quello di Bettina per il suo Max. Un amore che non vuole arrendersi, che combatte e che fa la guerra alla guerra. Ma c’è anche un altro tipo di amore, quello che Clara prova per questo padre sconosciuto, di cui non sa nulla, ma di cui percorre i passi proprio attraverso l’arte e la magia che riesce a creare. La loro storia commuove, ma è anche dolorosamente reale. Brucia lo stomaco per la cattiveria che sono costretti a subire, ma è proprio quella sofferenza a renderli due personaggi unici che ti rimangono addosso. E non è perchè c’è la guerra. E nemmeno perché c’è l’amore. Ma perchè questo romanzo è un TUTTO unico nella forza che trasmette, quella forza che è ancora più accecante perchè ha attraversato abissi fatti di buio. E di malinconia.
Recensioni
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