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La fabbrica della speranza - Lavanya Sankaran - copertina
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La fabbrica della speranza - Lavanya Sankaran - copertina

Descrizione


Anana e un uomo che fa. Come un pioniere, si e aperto la strada in una terra ostile - lo stato indiano somiglia al nostro, invadente e dispotico quando chiede, inesistente quando serve - e intravede finalmente l'orizzonte: la sua è una fabbrica modello, pronta a decollare sul mercato internazionale. Anche i suoi figli gli sembrano un miracolo, mentre la moglie è capricciosa e insicura. Nei sogni Anand accarezza un'altra donna: accanto a Kavika, non è più solo. E quando di colpo tutto si complica, perché politici rapaci lo tormentano con un subdolo ricatto, Kavika è l'unica che lo sa ascoltare. Ma qual è il karma di Anand? Proteggere sua moglie per amore dei figli, o dare ascolto ai propri bisogni più intimi e abbandonarsi tra le braccia di Kavika? Cedere al ricatto che minaccia la sua fabbrica e adeguarsi alla corruzione imperante, o combattere e dire di no? Kamala è una vita che combatte. Ha lavorato nei cantieri con il figliolino al collo, dormendo sul marciapiede in una tenda improvvisata. Fare la serva per la famiglia di Anand le sembra una conquista: ha una casa minuscola in cui tornare la sera, può mandare a scuola il suo amato Narayan. La sua vita è distante mille miglia da quella dei suoi datori di lavoro, che spendono in un pomeriggio di shopping quello che lei guadagna in un anno, ma Kamala sarebbe contenta così. Se non fosse per la speculazione edilizia che minaccia la sua casa. Se non fosse per la calunnia che rischia di distruggere tutto quello che ha.
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Dettagli

2014
20 febbraio 2014
430 p., Brossura
9788871686813

Valutazioni e recensioni

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Toshiro
Recensioni: 4/5

Alla fine si può considerare un bel libro questo dello scrittore Indiano, dove due storie di livello sociale diverso si intrecciano. Il romanzo parte forse un po' lentamente per poi entrare con molto realismo nella vita sia della parte più povera della società che in quella medio borghese di un piccolo industriale. La scrittura, non sempre fluida, non manca di una certa dose di ironia e scava molto bene nella corruzione di un paese che pur tentando il salto di qualità internazionale, rimane ancorato alle caste che da sempre lo contraddistinguono.

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Voce della critica

  La fabbrica, ormai, non è più oggetto di narrazione qui da noi, è piuttosto archeologia. Il romanzo ambientato in un call center potrebbe dunque essere il genere letterario del nuovo millennio, in sostituzione al romanzo proletario. Lavanya Sankaran, voce del Sud dell'India, nei suoi scritti, racconti brevi e romanzi, restituisce il ritratto della città industriale di Bangalore e della sua sfavillante classe media. Il protagonista del romanzo è un piccolo imprenditore, Anand, proprietario di una fabbrica di stampi in lamiera per l'industria automobilistica. La vetrata panoramica insonorizzata del suo ufficio gli permette di ammirare il reparto produzione con i suoi efficienti macchinari, ordinato e pulito, dove tutto funziona alla perfezione secondo un modello di produttività occidentale. Anand è determinato a voler mantenere tali standard e ha due fedeli collaboratori, nel rispetto delle pari opportunità: il direttore di produzione Ananthamurthy e la signora Padvamati. La squadra dirigente si appresta a incontrare una delegazione dal Giappone per stipulare un possibile accordo di cooperazione. La Cauvery Auto ambisce a espandersi e Anand sogna già di acquistare un lotto di terreno attiguo, per ingrandire l'azienda; offre un modesto aumento di stipendio agli operai e partecipa alla gestione di fondi per favorire l'istruzione dei più poveri e per finanziare campagne elettorali di politici non corrotti. Tutto sembra andare per il meglio, tra le feste organizzate nelle case lussuose di una élite ristretta di amici impegnati a godersi nuovi e vecchi privilegi. Al contrario, nella cucina di Anand e della moglie Vidya si inscena il dramma delle tre serve, ciascuna afflitta da problemi diversi. Shanta è l'aggressiva cuoca, pestata dal marito e dura con le nuove arrivate. Sua alleata è Thangam, impegnata in intrallazzi finanziari per la creazione di un fondo comune, in cui riesce a invischiare tutto il vicinato. Kamala, invece, è l'emblema della virtù e della perseveranza: vedova e con un bambino neonato, scacciata dal villaggio, ha lavorato come coolie, vale a dire lavoratore giornaliero, in cantieri edili per più di due anni, mettendo da parte un piccolo gruzzolo con il quale riesce a mantenere suo figlio alla scuola pubblica. Trovato lavoro in casa di Anand grazie a un'intermediaria, riesce anche a pagare l'affitto di una stanza per sé e per il figlio. Priva di astuzie, educazione e opportunità, Kamala sopravvive solo grazie alla prudenza. È l'esatto contraltare di Anand: l'uno che si è dato al business tradendo gli ideali di suo padre, sospettoso verso l'impuro mondo degli affari, e l'altra che per casta non può nemmeno immaginare un futuro. Entrambi, però, sono onesti self-made men votati a una strenua etica del lavoro, e fermamente fiduciosi nel valore dell'educazione e dell'istruzione. Ma sulle vie lastricate d'oro dello sviluppo economico s'insinua un grave pericolo, che rischia di spazzare i sogni di Kamala (che vorrebbe iscrivere il figlio a una scuola privata) e anche quelli di Anand. I prezzi dei terreni aumentano, rivendicati da una città che avanza inesorabilmente, i più poveri vengono sfrattati senza pietà da affittuari e padroni di casa privi di scrupoli. Solo uno stratagemma potrà salvare Kamala e Anand. "Anand non si considerava una persona particolarmente religiosa. Per lui, il culto risiedeva nell'azione, nel lavorare ogni giorno per tirar fuori dal centro del suo essere il meglio che riusciva a dare". Però aveva un sogno: "Per lui visitare Pattadhakal significava non tanto osservare la genesi dell'architettura dei templi in pietra, ma un laboratorio dove centinaia di anni prima erano nati il design all'avanguardia e l'eccellenza dell'ingegneria (…). Ammira(va) la maestria e le capacità tecniche che avevano progettato miracoli (…). Ed era quello che parlava alle profondità della sua anima: il desiderio di appartenere a un popolo che tornasse a rivendicare la propria capacità di costruire cose di grande bellezza, forma e scopo. Che cercasse la perfezione". Il ritratto dell'élite borghese non è sempre lusinghiero; in particolare il suocero di Anand, faccendiere impiccione, è oggetto di un attacco violento: "E quanto a Harry Chinappa, che cosa aveva fatto davvero per guadagnarsi il rispetto di tutti? Apparteneva alla generazione che non si era conquistata niente (…). La loro era la generazione che si era rifiutata di guardare avanti, prendendo piuttosto a modello gli inglesi, che i loro stessi genitori e nonni avevano cacciato a calci fuori dal paese". Tradito il modello di sviluppo socialista, in democrazia, l'India sembra cercare nuove strade, per arginare la potenza cinese o competere con essa, senza riuscire a eliminare le caste, ma offrendo opportunità a tutti. Il romanzo decolla verso la fine, ma non così il paese.   Carmen Concilio

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