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Anno edizione: 2021
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Ho scoperto solo adesso Paolo Cipriano, forse perché - avendo ripreso dopo anni di pensionamento a lavorare in ambito psichiatrico, in una CTA -sto sentendo il bisogno di aggiornamento intellettuali e di contributi che diano dei colpi all'impero dello Psicofarmaco. Ho sentito parlare di Piero Cipriano in una trasmissione su RAI 3 e ho trovato che ciò che Cipriano aveva da dire potesse essere estremamente stimolante, ed anche critico. Di conseguenza,, sono passato dal dire al fare e ho ordinato alcuni dei volumi disponibili e subito mi sono immerso nella lettura di questo "La fabbrica della salute mentale". Il caso ha voluto (senza che io ne avessi alcuna consapevolezza) che si trattasse anche del primo volume della cosiddetta trilogia dello "psichiatra riluttante". Finito questo (anzi "divorato", mi correggo), sono passato alla lettura di quello che è il secondo volume della trilogia. Ho apprezzato la lucidità e la nettezza di scrittura di Cipriano, il suo modo di dire le cose utilizzando registri narrativi diversi tra la puntata diaristica, il saggio breve, il pamphlet critico e accusatorio (ma sempre documentato): ovviamente, a partire da una condivisione intellettuale di alcune delle tematiche esposte. Cipriano è un basagliano convinto, di seconda generazione, decisamente critico nei confronti della cosiddetta "restraint" psichiatria, ma è anche un seguace delle idee e delle pratiche di Tobie Nathan, un altro grande pensatore e clinico che pure io apprezzo. Leggere le considerazioni di Cipriano a distanza di quasi cinquant'anni dal fatidico 1978. fa riflettere sul fatto che al di là dell'apparente rinnovamento (la chiusura dei manicomi) si sia creato un mondo di assistenza psichiatrico, fondato su di una "manicomalità diffusa" e del crescere di quello che Cipriano con un ardito neologismo definisce "terricomio".
Libro consigliato, come tutti quelli di Basaglia a chi incuriosisce l'argomento.
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