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La Fabbri dei fratelli Fabbri - copertina

Descrizione


Costituita a Milano nel 1947, la Fratelli Fabbri editori mostra, fin dagli esordi, caratteri di originalità che la rendono poco assimilabile alle altre grandi case editrici con le quali condivide il pieno controllo dell'intera filiera editoriale. Oltre a portare a livelli di eccellenza le redazioni delle opere a dispense, i Fabbri sanno anche declinare i contenuti in formati diversi (dal fascicolo all'opera rilegata, dall'audiocassetta al disco di vinile) per raggiungere target differenziati, ma ugualmente ricettivi alla divulgazione di qualità. Innovativa nel marketing e nella distribuzione, la casa editrice mette a punto nuove forme di approccio al cliente che le consentono di superare le tradizionali debolezze e inefficienze della distribuzione italiana, valorizzando in anticipo sui tempi le enormi potenzialità di vendita nella rete capillare delle edicole e ottenendo risultati positivi anche in un settore complesso come il rateale. Una ricerca rigorosa e appassionata ha consentito di ricostruire il catalogo storico della Fabbri: 2700 schede bibliografiche, 93 collane, 89 opere a dispense e oltre 3300 lemmi censiti nell'indice dei nomi.
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Dettagli

2 marzo 2011
496 p., Brossura
9788856832426

Voce della critica

Nell'Italia del boom economico, quando la migrazione interna rimescola la società italiana, uno dei fatti fondamentali è l'istituzione della scuola media unica (1962). Cadeva nel momento della nascita di nuovi quartieri urbani per strati della popolazione che per la prima volta riuscivano ad andare al di là di un'economia di sussistenza. Il valore sociale attribuito all'istruzione fu in quegli anni, e almeno fino agli anni ottanta, molto alto e condiviso. In questo quadro si inserisce la storia della Fabbri curata da Carlo Carotti e Giacinto Andriani, con scritti di Luisa Finocchi e Ada Gigli Marchetti, di Vittore Armanni e con le testimonianze di Giovanni e Rino Fabbri (manca all'appello lo scomparso Dino).
Attraverso l'importante catalogo storico si ricostruisce la sua vicenda, dalla fondazione (Milano, 1947) fino alla cessione all'Etas-Kompass (ossia a Gianni Agnelli) nel 1973. I tre fratelli, cresciuti a Milano ma di origine romagnola, crearono un impero editoriale tra scolastica, varia e opere a fascicoli, a partire dalla pubblicazione di dispense di testi universitari: il primo titolo è Fisiologia (1948) dell'illustre medico di origine valdostana Rodolfo Margaria. Un ottimo inizio, anche se la casa editrice acquisisce una fisionomia solo nel corso degli anni cinquanta (deciso è l'allineamento alla Dc e al Vaticano) con testi per l'infanzia molto tradizionali nella proposta (Salvator Gotta, Olga Visentini), con la scolastica e una collana di critica letteraria diretta da Leone Piccioni, nata attorno ai programmi culturali della Rai. La svolta avviene nel 1958 con Conoscere. Grande enciclopedia di cultura generale, costruita attorno ai programmi della scuola media, che esce a fascicoli settimanali fino al 1962. Dobbiamo ricordare (e immaginare) che veniva ospitata in case con pochi libri, in cui scuola e televisione – non a caso la Fabbri realizzò diversi Caroselli – impartivano una prima pedagogia a una società di origine contadina, alle prese con l'incipiente società dei consumi. Fu un incontro dalle conseguenze anche nefaste sul lungo periodo; ma è da valutare con favore, per la serietà degli intenti, l'iniziativa dei Fratelli Fabbri.
La chiave del loro successo fu la distribuzione. Come ricorda Rino Fabbri, al canale già capillare dell'edicola si affiancò la vendità door to door, l'utilizzo di pulmini kombi, appostati davanti alle fabbriche o ai luoghi di grande passaggio, che davano la possibilità di visionare il prodotto e valutarne l'acquisto a rate. Una tecnica innovativa, rivoluzionaria per l'Italia, che permise ai fratelli di lanciarsi in coedizioni internazionali, nell'acquisto di una tipografia per la stampa a quattro colori e di penetrare in zone mai raggiunte dal libro. Se Rino si occupava del commerciale, a Giovanni toccava la gestione amministrativa, mentre Dino era l'anima editoriale, che coordinava il lavoro di fotografi e grafici. Infatti l'orgoglio della casa editrice, poi replicato in diverse varianti, fu la collezione "I maestri del colore", nata nel 1963 nell'alveo longhiano, e diretta da Dino Fabbri con la collaborazione di due storici dell'arte, Alberto Martini e Franco Russoli: si segnalò per l'eccellenza delle riproduzioni artistiche, per la fedeltà della resa del colore (la storia dell'arte fino a quel momento si studiava in bianco e nero) e anche per le buone introduzioni di futuri maestri come Bellosi, Boskovits, Castelnuovo, Bologna e di maestri già affermati come Giovanni Previtali. Seguirono poi "I maestri della scultura", "L'arte moderna", collane entrambe dirette da Russoli (poi sovrintendente di Brera), e altre iniziative che sfruttarono l'imponente banca dati iconografica.
Tra le opere a fascicoli un posto importante occuparono "I maestri della musica", dove un disco veniva abbinato a un fascicolo. Eduardo Rescigno, direttore della maggior parte delle serie musicali che arrivarono fino al jazz, ricorda giornate di lavoro intense all'interno di un'organizzazione aziendale ormai collaudatissima. Attraverso il catalogo storico si può notare la maturazione della società italiana: dalla seconda metà degli anni sessanta escono opere dedicate alle arti decorative (molto attivo il giovane Alvar Gonzáles Palacios) in coedizione con Skira, all'arte contemporanea, alle lingue straniere, alla scienza e alla tecnica, allo sci, alla cucina. Una rivisitazione puntuale potrà offrire parecchie sorprese: collaborano giornalisti giovani come Aspesi, Tobagi, Chierici, intellettuali come Arturo Schwarz, Emilio Tadini, l'architetto Gregotti; ma da approfondire sarebbe, ad esempio, la breve storia della collana "Anthropos" (1973), diretta da Ruggiero Romano, con la grafica di Germano Facetti, collana che si apre con Una storia modello di Raymond Queneau. Romano è condirettore dell'einaudiana Storia d'Italia, che modificherà, con gli anni settanta, il concetto di "grandi opere". Sarebbe interessante sapere se i lettori dei fascicoli dei Fratelli Fabbri degli anni sessanta saranno stati poi, con l'università di massa, quelli delle grandi opere einaudiane negli anni settanta.
Alberto Saibene

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