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A che cosa serve un'esposizione universale? Quali sono le attese rispetto all'obiettivo del tema di Expo Milano 2015? A queste domande, che tutti almeno una volta ci siamo posti, risponde "Expo 2015. Istruzioni per l'uso. Filosofia dell'ambiente, sviluppo sostenibile e multinazionali?"di Concetta Di Lunardo, un lavoro che è stato presentato sabato 16 maggio al Salone Internazionale del libro di Torino. L'autrice insegna filosofia in un liceo romano, giornalista, si occupa di cronaca, politica e cultura ed è caporedattore del quotidiano "di-Roma". Da Telesio a Giordano Bruno, passando per Francesco Bacone e l'antropocentrismo, il libro entra trasversalmente nel merito di Expo. La malnutrizione, le mutinazionali, l'educazione alimentare, il "mangiar bene", il cibo sano, lo sfruttamento delle risorse e il biologico. Possono convivere tutti sotto uno stesso tetto? Al netto delle polemiche, delle speculazioni, della corruzione e degli appalti truccati, qualcosa potrebbe rimanere di Expo. Forse un'eredità più profonda di quello che appare, insita nello scopo che le Esposizioni Universali hanno sempre avuto: scambio di idee e di cultura, riflessioni sul tempo presente, sotto l'aspetto storico, economico, politico e sociale. Il timore dell'autrice è che Expo, diversamente, «si trasformi in una fiera o in un'occasione strumentale per parlare e promuovere il cibo come "merce" senza affrontare concretamente un'emergenza globale in tutta la sua complessità». E in questo discorso si inseriscono le polemiche sulla presenza massiccia di multinazionali del cibo come sponsor o partner di Expo, in netta contraddizione con lo slogan della fiera, "Nutrire il Pianeta, energia per la vita". Sembra, purtroppo, che anche Expo Milano 2015 risponda in modo preciso alla concezione secondo cui l'uomo si trova al centro di tutto ed è superiore a tutto, e non parte del tutto.
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