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Probabilmente il veicolo principale della conoscenza del personaggio di Evita per noi europei resta il film del 1996 in cui la First lady argentina ha il volto della star Madonna, ma si tratta, tutto sommato, di una rivisitazione ad uso e consumo di un pubblico aduso agli spettacoli cinematografici e poco all’attendibilità storica. Qui Brienza, già impegnato in altre pubblicazioni di carattere religioso, si sofferma su alcuni punti cruciali della biografia di Evita, moglie del Colonnello e Presidente dell’Argentina Juan Perón, tracciando un giudizio perlopiù positivo nella direzione dell’affermazione delle donne in politica e nel rapporto con la Chiesa cattolica romana. Questa rivisitazione del personaggio di Evita è funzionale a prendere le distanze da quel femminismo individualistico e laico maturato nell’ambiente marxista per ricondurlo ad una matrice profondamente cristiana e assolutamente compatibile con la funzione di madre e angelo del focolare. In secondo luogo, Brienza tende a riconsiderare il rapporto tra Evita e la Curia cattolica romana, apparso freddo e distaccato anche nella trasposizione cinematografica, mostrando come, invece, i rapporti, che poggiavano comunque su una fede adamantina da parte della donna, fossero cordiali e improntati alla massima collaborazione e a testimoniare questa vicinanza ci fu anche l’impegno di molti prelati nel nascondere e inviare proprio in Argentina molti gerarchi fascisti, ma anche nazisti, che in Italia sarebbero andati incontro ad una terribile sorte, non tanto per mano delle istituzioni, dal momento che dal 1946 vigeva l’amnistia voluta da Togliatti, quanto per quella dei partigiani.
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