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Si tratta di tre volumi da leggere secondo la successione dei titoli in quanto il secondo riprende e approfondisce i percorsi che si esplorano nel primo e il terzo quelli del primo e del secondo. Vale la pena farsi carico di questa lettura-meditazione, anche se a prima vista sembra onerosa dato il numero delle pagine che, procedendo da un volume all’altro, aumenta. E’ un investimento sul piano della propria formazione psicologica e spirituale. La scrittura è lineare e il beneficio che se ne trae è talmente significativo che la mole dei volumi diventano ali di farfalla. Come anche riprendere il testo non è una ripetizione perché, ad una prima lettura, non si ha mai l’impressione di aver finito di apprendere. In queste pagine l’apprendere è scoprire il proprio “cammino di vita” e intraprenderlo se ancora non si è intrapreso o rivalutarlo sotto una nuova luce se si è già sulla strada.
Sono sincero. Qualche spunto interessante l'Autrice lo dà,soprattutto con riferimento alle parti che affrontano il problema delle 'ferite': tutti abbiamo delle ferite dentro, chi troppe chi poche; di fronte ad esse vi è un crinale: lasciarle decantare, dimenticarcene (per un po' funziona) o aprirle alla visita del Samaritano che, scendendo nel nostro deserto, viene a curarle, prendendosi cura di noi. Spesso sulle nostre ferite - come sui cadaveri - poniamo un telo bianco, per pudore, per vergogna, per esorcizzarle. Il rischio è che tali ferite, a furia far finta di niente, facciano infezione, inquinando la fonte zampillante della nostra felicità: l'amore. E' infatti per l'amore che siamo fatti e per l'amore che esistiamo o non esistiamo: è nella misura in cui cono amato che esisto. Non 'Cogito ergo sum' ma 'Amor ergo sum! Tuttavia si coglie che l'Autrice non vanta una vera e salda esperienza psicoterapeutica, non ha lo spessore che sembra promettere. In molte parti emerge una visione antropologica e psicologica dell'uomo che, certamente, può corrispondere a quella tipologia di persone che, nella loro vita, hanno vissuto momenti di depressione e disagio psichico dai quali, però, si sono risollevati. Purtroppo l'esperienza ci insegna che nel cuore dell'uomo vi è ben una voragine (è la sete di infinito che Dio ha posto) che però può portare una persona alle più terribili sofferenze, verso la neuropsichiatria nè certamente questo libro sono attrezzati. Insomma, all'uomo di Gerasa di Mc 5, che 'aveva la sua dimora nei sepolcri', viveva in catene e si percuoteva con delle pietre, urlando come un ossesso, la lettura di questo libro sarebbe come acqua fresca. E la speranza è che il Signore venga proprio ad abitare in mezzo a noi (Gv1) mentre ci troviamo in queste voragini dell'essere e ci riporti a casa
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