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L’uomo è davvero libero di scegliere di morire? La morte è ineluttabile, quindi può si solo decidere di anticiparla volontariamente, commettendo suicidio. Secondo il cristianesimo il togliersi la vita è un atto vile che va contro la natura umana, che in quanto opera di Dio deve la sua esistenza unicamente al suo creatore. La visione della religione cristiana ha sempre predominato all'interno società occidentale, tanto che colui che commetteva suicidio decretava la propria uscita dall'ecclesiae. La futura approvazione di leggi in favore di eutanasia e cure palliative potrebbe derivare da una lunga discussione filosofica, il che non esclude la possibilità di opinioni costantemente divergenti. La riflessione sul suicidio si è articolata dall'Antica Grecia sino ai giorni nostri, senza mai ottenere univocità di pensiero, ritenendo questo gesto, talvolta onorevole, talvolta meschino. Higgins afferma che la nostra società «ultramoderna» ha creato una nuova categoria di persone, alle quali di può attribuite il nome di “morenti”. Il rischio che questi soggetti vengano trattati unicamente da un punto di vista tecno-medico e siano vittime di accanimento terapeutico è alto. Nascono a tutela di queste persone le cure palliative e i movimenti a favore dell’eutanasia. Tuttavia, sorge a questo punto una domanda: dobbiamo considerare quest’ultima come suicido oppure no? L’unica certezza, ad oggi, è identificabile nell'obbligo di non disumanizzare la morte dell’individuo; per il resto la discussione è lunga e non priva di complicazioni etiche, il che ci priva di una risposta definitiva, che probabilmente non troveremo nemmeno nell'immediato futuro.
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