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L' Europa dei piccoli stati. Dalla prima età moderna al declino dell'antico regime - Alice Raviola Blythe - copertina
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L' Europa dei piccoli stati. Dalla prima età moderna al declino dell'antico regime - Alice Raviola Blythe - copertina

Descrizione


Se il concetto di piccolo stato si attaglia oggi, in Europa, a poche entità territoriali di dimensione davvero ridotta (Vaticano, Monaco, San Marino, Liechtenstein ecc.), tra l'autunno del Medioevo e il declino dell'Antico Regime esso poteva riferirsi a una pluralità di attori geo-politici che a vario titolo interagivano con le grandi monarchie nazionali garantendosi una certa visibilità e la sopravvivenza. Il libro è dedicato a queste formazioni città-stato, principati, ducati o repubbliche - con un excursus che si sofferma tanto sulle dinamiche di cui furono protagoniste attive o passive quanto sulle aree di maggior frammentazione regionale e statuale. La geografia dei piccoli stati, infatti, interessò in particolar modo gli spazi dell'Impero e quelli italiani, con fenomeni ed equilibri peculiari verificatisi ai margini dei due ambiti ed esiti che funsero da modello ideale per il pensiero moderno: un esempio fra tutti è quello della Svizzera. Muovendosi così tra casi concreti e trattatistica politica, questo studio propone una panoramica ampia del tema affrontando alcuni topoi storiografici (la decadenza delle repubbliche), dando risalto a nuovi campi d'indagine (i feudi imperiali, le frontiere) e ripercorrendo, con qualche accenno alla contemporaneità, le avventure di piccoli stati mancati o tardivi.
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Dettagli

2008
16 ottobre 2008
Libro universitario
207 p., Brossura
9788843046539

Voce della critica

Questo saggio stimolante affronta un problema per definizione marginale (a paragone delle grandi potenze europee), ma ricco di spunti storiografici e teorici. "Percorso misto" fra il pensiero politico dell'età moderna e le vicende di "realtà modeste ma implicate (e non solo passivamente) nei grandi fatti internazionali", l'esposizione affronta il problema della genesi dei piccoli stati e quello della loro trasformazione nel gioco di "equilibri e fratture" della storia europea. "Fossili medioevali" destinati a scomparire o "reazione" ai progetti universalistici imperiali, "residui senza futuro o realtà dinamiche, capaci di adeguarsi celermente al mutare dei quadri", i piccoli stati costringono a ripensare il concetto di frontiera e persino quello di "grande elaborato politico". Sono in tal senso esemplari le pagine sulla nascita delle Province unite nel Cinquecento, alternativa federalista e repubblicana al modello centralizzato e assolutistico dello stato moderno. E altrettanto lucidi, parallelamente, sono i capitoli sui piccoli stati italiani del Rinascimento, esaminati nella loro turbinosa dialettica fra dimensione municipale e regionale, istituzioni signorili e repubblicane. L'autrice si sofferma, al centro del volume, sulle teorie cinque-seicentesche dei piccoli stati: dall'ambigua valutazione machiavelliana allo scetticismo di Botero, fino all'equivalenza giusnaturalistica proposta da Hugo de Groot, in polemica appunto con la grande Spagna. Proprio qui possiamo cogliere, allora, le "ricadute filosofiche" del tema: da un lato i suggerimenti della politica concreta, che privilegiano la potenza (anche quella dei "piccoli") come garanzia di sopravvivenza; dall'altro quelli dell'utopia, che in queste isole circoscritte vagheggiano il mito dell'autosufficienza, dell'egualitarismo, della libertà.
Rinaldo Rinaldi

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