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Non so che dire di questo manga di Kamimura. Questo primo approccio non è andato poi cosi bene come credevo. La storia dei due giovanissimi protagonisti non è il problema, come neppure gli stupendi disegni. In questo primo volume ci sono troppi avvenimenti un po’ slegati da quello che è la storia principale. Forse è quello che ha reso la lettura un po’ criptica. Posso solo consigliarvi di acquistarlo comunque, dato che gli altri due volumi si riassestano e sono decisamente migliori. Quindi sarebbe un peccato non provare la lettura. I gusti sono diversi.
Fa impressione come un manga, scritto negli anni settanta del secolo scorso, sia ancora così attuale nelle riflessioni che riesce a realizzare. Si parla di una coppia di conviventi molto giovane che deve risolvere i problemi che ogni convivenza comporta. Un manga molto interessante sicuramente adatto ad un pubblico adulto e consapevole per le tematiche affrontate.
L'arte di Kamimura non ha eguali nell'ambito erotico orientale del 900. La serie, composta da 3 volumi da 700 pagine, ha pochissimi dialoghi, sono le espressioni dei volti a comunicare più di ogni altra parola. Una delle opere più importanti della storia dei manga.
Recensioni
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Quando ho scoperto Kazuo Kamimura, grazie alle prime edizioni europee, ho passato mesi a parlarne come di una straordinaria autrice. Piccolo problema, perlomeno per la mia credibilità — Kamimura è un uomo. Questo malinteso è tuttavia rivelatore: da Lady Snowblood a Storia di una geisha, passando da Rikon club, il mangaka si è specializzato nella descrizione di personaggi femminili e per giunta con una rara profondità d’introspezione. Non fa eccezione L’età della convivenza, serie a episodi del 1972-73 che descrive la vita di una coppia di ventenni giapponesi con un’attenzione particolare al punto di vista della donna, Kyoko, alle sue speranze, alle sue paure e ai suoi desideri più inconfessabili. Più generalmente, Kamimura racconta quella confusione (i sociologi direbbero: quell’anomia) nella quale la modernità ha gettato i sessi. Tanto è bastato per fare di questo manga, se crediamo alla precisa postfazione di Paolo La Marca, un vero e proprio culto generazionale in Giappone. Morto a soli quarantacinque anni nel 1986, Kamimura ha illuminato gli anni Settanta con una serie di capolavori del manga realistico che hanno il merito particolare di essere totalmente immuni dalle tentazioni moralistiche che affliggono spesso i maestri del genere detto «gekiga», per cominciare da Tatsumi. Quello di Kamimura non è il realismo didascalico del cinema di De Sica e Zavattini bensì quello di Cassavetes, ovvero uno sguardo in presa diretta con il fluire della vita. Una capacità di trascrivere il reale nelle sue più minuscole pieghe che fa di Kamimura un’autrice rara e preziosa. Autore, volevo dire autore.
Recensione di Raffaele Alberto Ventura
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