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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
Dopo Gli autunnali, Luca Ricci ci consegna il secondo tassello della quadrilogia delle stagioni in un romanzo visionario ed esatto allo stesso tempo, capace d’indagare l’ossessione d’amore in tutte le sue forme.
«Chi si ama non dovrebbe mai sposarsi, o chi si sposa non dovrebbe mai amarsi»
È la notte di San Lorenzo quando un uomo nota una ragazzina al tavolo di un ristorante vista mare. Lei gli appare a sorpresa, come “un desiderio che non avevo espresso, esaudito da una stella che non avevo visto cadere”. Eppure quell’incontro fortuito lascia il segno, e tra i due comincia una storia particolare, vissuta sotto l’insegna tarlata della crudeltà, consumata da un’estate all’altra, come un appuntamento fisso. Tutt’intorno, Roma, la Pontina, il Circeo sono luoghi avvolti dalla stessa luce spietata che abbaglia i personaggi, la luce insolente dell’estate che a volte non concede “il margine di un’ombra, una possibilità di fuga rispetto a ciò che si è realmente”.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Sono riuscito a leggere solo cinquanta pagine. Penoso e infantile.
Racconto di un'infatuazione che diventa ossessione d’amore, attraversando gli anni e forme diverse. Il libro è ben scritto e scorrevole
Le estati scorrono, capitolo dopo capitolo, in questo delizioso romanzo di Luca Ricci. Troviamo anno dopo anno gli stessi personaggi che si rincorrono, si evitano, si desiderano, si studiano in lontananza. Tutto ruota attorno all'amore capriccioso del protagonista per una contemporanea Lolita. La storia non è certo nuova ma la scrittura di Luca Ricci è un gioiello prezioso che rende accattivante ogni pagina.
Recensioni
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Nell’ultimo romanzo di Luca Ricci, Gli Estivi (229 pagine, 18 euro), edito da La Nave di Teseo, ci troviamo immersi nell’appassionata dissertazione sui sentimenti, coinvolti nell’intensa vivisezione dell’animo umano. Canzonati dal Tempo, impietoso e atroce, i personaggi della storia orchestrata da Ricci annaspano, talvolta nel torbido e nella depravazione talvolta nell’Arte, cercando la salvezza da quel piccolo mondo borghese che loro stessi hanno costruito.
Mai come in queste pagine emerge l’autenticità fulminea del racconto, attraverso la quale il protagonista rivela le sue inquietudini e le sue fragilità. Uno scrittore romano di cinquant’anni una sera di mezza estate, l’unica stagione che pretende “di essere obliata”, mentre si trova a cena con la moglie, nota una giovane ragazza per la quale perderà la testa iniziando a nutrire una passione matta e disperatissima.
Sullo sfondo le ville del Circeo e le dune di Sabaudia, Torre Paola che si erge guardiana della Maga Circe e l’incoscienza delle notti estive (incoscienza da non confondere con leggerezza, ci ammonisce il nostro protagonista).
Lo scrittore di mezza età, sposato da trent’anni con Ester, confida la cieca e furiosa passione a Lello, storico amico, nonché suo editore, un uomo che non si fa scrupoli a demolire l’editoria contemporanea e a venerare il corpo femminile (attraverso modalità e forme discutibili ma pur sempre personali).
Le estati si susseguono, quindici in totale, cadenzando così le stagioni e lo spazio. In questo inesorabile quanto feroce scorrere del tempo ogni personaggio della storia subisce dei mutamenti.
Ricci ha il merito di salvare l’inespresso dei sentimenti dall’ipocrisia del già detto e del già raccontato. Il protagonista decide coraggiosamente di portare alla luce una confessione, la sua confessione sull’amore, sui rapporti di coppia e sul matrimonio. Non mancano citazioni lacaniane, raffinate esposizioni letterarie, monologhi interiori e accese discussioni con l’amico editore: entrambi cercano una risposta alla finitudine umana. Entrambi fanno esperienza della mancanza (tratto caratteristico di molti antieroi novecenteschi).
Camminando sul filo della finitudine e della mancanza, tutti i protagonisti, guidati dal Tempo e illuminati dai sentimenti (qualcuno di loro conoscerà l’Amore), ci invitano a usare con ostinazione la finitudine come strumento per conoscere il quotidiano, prendendo coscienza del fatto che lo scorrere del Tempo spaventa, è assurdo e implacabile. Eppure, per quanto crudele possa sembrarci, il Tempo ci immortala restituendoci una fotografia della nostra esistenza umana. Sta a noi salvaguardarne la dignità.
Recensione di Sara Durantini
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