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Nella Critica della ragion pura, Kant «si dimenticò della musica, con i suoi principi sintetici a priori»; anzi, si potrebbe «mettere in musica» l’Estetica trascendentale: all’insegna di una rivalutazione dell’esperienza psicoacustica e musicale, Johann Friedrich Herbart (1776-1841) e Carl Stumpf (1848-1936) elaborano un’alternativa psicologica al trascendentale e reimpostano il problema della sintesi, fra l’altro, nei termini della fusione. Nel realismo della metafisica generale ed applicata di Herbart come nell’empirismo fenomenologico di Stumpf, le indagini sulle forme spaziali, temporali ed acustiche s’intrecciano – con esiti diversissimi – a questioni fondazionali. Questa ricerca ad ampio spettro sulle teorie dell’esperienza di Herbart e Stumpf è volta a rilevarvi il valore sistematico della psicologia del suono, discuterne implicazioni ed aporie, e saggiarne in chiave metodologica l’apporto epistemologico verso una funzionalizzazione degli ordini di spazio, tempo e suono.
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