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Anno edizione: 1997
Anno edizione: 2014
Viene riproposta, con un nuovo saggio introduttivo, la classica edizione dell' Estetica hegeliana, un testo fondamentale nella storia del pensiero moderno, che continua a essere utilizzato da generazioni di studenti e studiosi.
Dell’ Estetica stessa resterebbe inspiegabile la complessità di impostazione e di struttura e la ricchezza straordinaria, ma rigorosamente articolata, delle sue annotazioni storico-culturali, letterarie, di tecnica artistica architettonica, scultorea e pittorica, insomma la stupefacente mole di contenuto padroneggiata da Hegel, ove non si tenesse conto di due fondamentali elementi che hanno concorso alla sua genesi: il profondo interesse e le larghissime conoscenze circa le questioni dell’arte dimostrate e acquisite da Hegel durante tutto l’ arco della sua attività, e il rigoroso criterio unitario, organico-strutturale e sistematico di cui Hegel dà prova anche qui, come in ognuno dei campi del sapere da lui indagati. (Dalla prefazione di Nicolao Merker, 1967). L’ Estetica è animata da una doppia tensione. Per un verso, come nella Fenomenologia , l’arte opera il passaggio dalla religione naturale alla religione rivelata attraverso un movimento oltrepassante – oltrepassante l’arte. In quanto manifestazione sensibile dell’idea, l’arte vive della sua morte, ossia del suo essere consegnata al passato dello spirito, a ciò che lo spirito diviene alienandosi, a ciò che lo spirito propriamente non è: sensibilità, fisicità, materialità ma soprattutto senso, nel doppio valore del termine. […]. Per l’altro verso, invece, a differenza di quanto accadeva nella Fenomenologia , nell’ Estetica l’arte converte il movimento verso l’infinito nel movimento verso il finito. L’irradiazione della verità, il cui carattere, ripetiamolo, è religioso, trova nell’arte il suo fuoco. (Dall’introduzione di Selgio Givone, 1997).
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