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C’è la polvere che ti vola in bocca e ti si appiccica ai vestiti sporchi e consumati, il vento caldo che entra dai finestrini della Mustang di Sal e ti scompiglia i capelli cotti dal sole; ci sono le sigarette fatte a mano, così corte da bruciarti le labbra, le cicche sui tappetini insozzati, gli acidi, e le lattine di birra vuote, riverse sul sedile posteriore dell’auto, che schizza veloce in un coast to coast senza confini; e ci sono i vent’anni da bruciare con rapida lentezza, c’è l’amicizia sacra, da sotterraneo, più amata del sesso soltanto subito, c’è un’America che non c’è più e il jazz delle parole che si rincorrono fra i grattaceli e le distese di sale nello Utah. C’è la fuga, la libertà, la nostalgia, la voglia di vivere e di scoprire, e il coraggio di ritornare; C’è tutto il mondo on the road degli anni ’70 e tanto altro ancora in questa opera prima di Emanuele Bevilacqua, guru della bit generation, egli stesso testimone oculare di un movimento che è diventato negli anni, icona, epoca e moda che non passa mai di moda. Bevilacqua ci conduce in questo viaggio, lasciandoci un posto in prima fila, accanto ai protagonisti, per non farci perdere nulla, nessun sapore, nessuna sensazione, nessun colore, nemmeno una briciola di quello che mirabilmente non descrive, ma fa letteralmente rivivere. Sempre dinamico, mai banale, con uno stile diretto, incisivo e visivo, l’autore regala un affresco a tinte forti - i colori acidi e variopinti dei mitici ’70 – degli ultimi sette mesi di ricreazione, prima che la campanella dell’età adulta, disperda i tre eroi nel marasma senza ritorno del conformismo. Perché alla fine, che la si sia vissuta a New York o a Reggiolo, della loro memorabile estate di Yul, non ci resterà altro che il malinconico ricordo della nostra ultima, tenera, folle, estate di gioventù.
La narrazione si sviluppa lungo un itinerario molto movimentato, è uno scorrere veloce di luoghi e personaggi che, in un primo momento, ti stancano e poi ti sfuggono. Tuttavia andando avanti nella lettura ti accorgi di esserci dentro, è un groviglio che riesce a coinvolgerti. Le situazioni sono vissute con la stessa celerità con la quale vengono vissuti i personaggi, che con fatica si fanno strada,ma che non vengono definiti ed approfonditi data la celerità della narrazione. Le relazioni si accavallano e si intrecciano con quelle sessuali, vissute in modo spasmodico e passionale, rimanendo,però, un pò lontani da un coinvolgimento sentimentale. MAZZARA LUCIA
Alla fine del libro di Bevilacqua puoi sorridere, puoi piangere, o puoi fumarti una sigaretta dal retrogusto dolce. È la storia di tre uomini che si tuffano in un vortice leggero dell’America anni ’70, fatta di concerti e serate tirate fino all’alba. C’è un senso profondo nell’“Estate di Yul”; un senso che raccogli e fai tuo solo leggendo le ultime tre righe della “Nota” finale. Un senso che ti accompagna per tutto il romanzo ma non riesci a comprendere bene. Perché l’estate di Yul, per l’autore stesso, è stata la stessa emozione provata ad un passo dalla morte, a pochi centimetri dal precipizio dove sarebbe potuto andare a finire con la sua macchina. Una scrittura legata alla terra. Che trasuda come l’asfalto mangiato dalla Ford Mustang che guidano a turno Sal, Leo e Walter (i tre attori protagonisti di questo libro). L’inchiostro di Bevilacqua è assai variegato. C’è la scena che ti far ridere con leggerezza: “Entro al Big Palomar, il negozio di Sal. Sono ancora avvolto dal miele di Agnese, ma lui non può accorgersene a meno che non gli venga una voglia improvvisa di ciucciarmelo. Ma lo ritengo improbabile”. Ci sono immagini poetiche che in poche righe dicono tanto: “[…] Una città dove ci si chiude all’aperto, tanto non c’è nessuna intimità da proteggere”. O altri lampi di pensieri che rassomigliano a frasi pronunciate dopo giorni d’attesa: “I progetti sono lineari, la vita è ellittica”. In tutte e 165 le pagine si ritrova la capacità - vicina solo allo scrittore - di una penna che scrive sul mondo e che getta inchiostro tra la gente, perché quest’inchiostro è spirito blu tra la vita. Per questo, lo stile di Bevilacqua ha un gusto tutto suo. Sapore dell’imprevisto, di qualcosa che accade quando smette di piovere o quando la notte tarda a finire. Tra le pagine si possono trovare emozioni contrastanti a distanza di poche righe. Immersi nella lettura, viene in mente un’immagine liberatoria, che ti rimette al mon
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