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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 1997
"Il figlio di Yorick sopravvive, e abbandona la scena della sua tragedia familiare; gira il mondo, piantando il suo seme in terre lontane, da occidente a oriente e viceversa; seguono generazioni multicolori, che sfociano (ora lo rivelerò) nel presente umile AUTORE; la cui ascendenza può essere provata da ciò che il suo debole è raccontare una specie particolare di Storia battezzata dai dotti cantachiarica, e anche taurina."
Narrare, novellare, tradizione occidentale e orientale, che in questa funzione si accomuna, eredità duplice e cultura "multicolore" di cui Rushdie si sente interprete. Occidente o Oriente? Razionalità o misticismo? Ma è solo l'Oriente che ha nel senso magico e religioso una propria connotazione, o sempre di più l'Occidente ha bisogno, un vero bisogno, di magia? Nel racconto "Le babbucce di rubini", in un non ben identificato futuro molto prossimo, i nuovi eroi della società dei consumi e dello spettacolo, gli emarginati, gli intellettuali, tutti, direttamente o "via cavo", partecipano a una strana Asta gestita da altrettanto strani e potenti Banditori: in palio le babbucce di rubini, la magia che può risolvere ogni problema, ogni dramma personale o collettivo. Quando però (ormai le offerte hanno raggiunto quote altissime) i presenti vengono misteriosamente trasportati in alto, tutte le passioni che avevano determinato quella gara senza limiti, sembrano perdere valore: "possiamo allontanarci dai nostri desideri tanto che, a rivederli da una certa distanza, ci sembrano senza importanza, banali, e li lasciamo andare".
Ma altri miti veleggiano tra Oriente e Occidente e non sono più patrimonio dell'uno o dell'altro: il divismo, il successo cinematografico, essere una star.
L'ingenuo guidatore di risciò, sedotto dall'abile vedova di un ladro che, sposatolo, si fa mantenere insieme ai figli e lo costringe a sterilizzarsi, ha come unico sogno, unico spiraglio in quella vita da bestia da soma, la speranza di diventare una star cinematografica. Parte per Bombay, e lì ben "ammaestrato" a fare il divo, viene scoperto e lanciato nello scintillante mondo dello spettacolo, così può concludere che "la vita era piena di luce e di successi e di liquori stranieri di contrabbando", insomma la felicità.
Forse maggiore è la saggezza di Miss Rehana, la giovane protagonista del primo racconto di Est Ovest. Promessa sposa dai suoi genitori quando aveva nove anni a Mustafa Dar, un uomo già adulto, trentenne, che era poi emigrato in Inghilterra, deve raggiungerlo per sposarsi. Non è facile dall'India poter raggiungere l'Occidente senza sottostare alle leggi della corruzione e dell'illecito, senza un passaporto falso, senza un appoggio importante. Rehana vorrebbe seguire l'iter burocratico previsto dalle leggi sull'emigrazione (per amore della legalità o per paura di andarsene?), e naturalmente fallisce. Lascia solo tracce del suo sorriso e del suo sguardo nel vecchio che aveva offerto un aiuto, da lei rifiutato, per aggirare la legge; offerta fatta gratuitamente a lei sola, in genere se lo faceva pagare profumatamente quell'aiuto...
Ma quando, sconfitta dalla burocrazia, la ragazza decide di restare in India "il suo sorriso... fu la cosa più felice che avesse mai visto nella sua lunga, ardente, dura vita senza amore".
Salman Rushdie, diviso tra due culture, tirato "di qua e di là" senza riuscire a scegliere, è forse il più importante interprete di una nuova epoca, quella in cui nascerà una nuova espressione del pensiero e dell'arte umana, una sintesi, una originale capacità espressiva figlia di Oriente e Occidente, di una società dai tanti colori e dalle tante radici.
A cura di Wuz.it
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