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Anno edizione: 2012
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Ma non è uno sbaglio essere Karl Kraus! Stringere in due sole righe un'intera metafisica, sfregiare le bieche coordinate di perbenismi fasulli, la mostruosità di costumi ridicoli, rovesciare il becero linguaggio corrente al lume di un'intuizione infallibile, tutto questo è soltanto zucchero di genio. Tanto per capirci: "Le donne sono le persone migliori con cui parlare il meno possibile". Non c'è impronta sociale o sottilissima cruna d'intimità che non possano essere attraversate da questa fiaccola alzata con mani prive di tremore, da un urto di sentimenti sicuri, dai fasti una penna unica nel cui interno si agitava il macabro sogno di una Mitteleuropa al tramonto. Kraus era un vero profeta, poteva permettersi questo ed altro, i suoi aliti erano profonda certezza, i suoi sguardi binocoli favolosi. Sapeva bene quanta stupidità grandinasse nelle soffuse salotterie viennesi, conosceva il becero di cui si arma convenzionale, la miseria dei ruoli buoni nemmeno per un tombino, la falsità di una morale sociale ormai consegnata a un boia chiassoso, infantilissimo:"Quando sul palcoscenico del mondo qualcosa non funziona, attacca l'orchestra". E così, come in una guida di infinite sollecitazioni, di sorridenti sferzate e di grandi esercizi di spirito, scivola sotto i nostri occhi un annale di enciclopedia dei costumi, di sentori e chiacchiericci putrescenti, di virtù spaginate da una volgarità irrimediabile. E' del resto il privilegio dell'immortale quello "di vivere le pene di tutti i tempi". Ma ancora una volta salva tutto la poesia, quella maternità d'echi vivi a cui l'ascolto sa disporsi con fiducia intatta, le coltri prime di un sensibile sicuro della propria sostanza: "Cos'è la Nona di Beethoven di fronte a un motivo intonato da un organetto di Barberia e da un ricordo?". Bisogna affidarsi a queste pagine certi che la vita è musica di paradosso, una fune inafferrabile, un tragico esaltante guasto da inalare fino in fondo. Perché "in una testa vuota entra molto sapere".
Paola Sorge, nella prefazione a questo volume di "Aforismi e pensieri" di Karl Kraus, suggerisce diverse definizioni dello scrittore austriaco (1874-1936): "fustigatore della società...profeta...cattiva coscienza di Vienna...apocalittico direttore di 'Die Fackel'", offrendo al lettore una descrizione sintetica della sua vita, ma soprattutto un'analisi della sua produzione letteraria. Così veniamo a conoscenza delle sue origini ebraiche poi rinnegate, della sua conversione al cattolicesimo successivamente rifiutata, della sua passione per il teatro e per l'oratoria, del suo profondo e tormentato amore per una nobildonna ondivaga, della sua coraggiosa lotta al nazismo nascente. Ma soprattutto del suo innato e polemico anticonformismo, che lo portò a creare e dirigere per trentasette anni un "antigiornale" di denuncia come "Die Fackel", in cui prendeva di petto l'ipocrisia e la corruzione della società contemporanea, ricavandone applausi e querele, successi e ostilità incancrenite nelle coscienze austriache per decenni. Nell'antologia einaudiana i sette capitoli che suddividono per argomento i più originali tra i suoi aforismi, inquadrano i bersagli favoriti del sarcasmo feroce di Kraus: tra i principali, le istituzioni (dalla Chiesa alla famiglia alla politica), le categorie professionali (giornalisti, psicanalisti, attori, critici letterari, artisti), i miti contemporanei (dal progresso alla pubblicità alla finanza), i vizi privati e le pubbliche virtù di una città provinciale e farisaica come la sua Vienna. Alcuni di essi ricalcano saggezze da manuale spirituale ("Chi ha il cuore vuoto, ha la bocca che trabocca"), altri imbarazzano per la ferocia gratuita ("L'uomo ha cinque sensi, la donna ne ha uno solo", "La maggior parte dei miei simili è la triste conseguenza di un aborto che non è stato commesso"), altri ancora divertono per la loro pungente sagacia (" Lo psicanalista è un padre confessore che ha voglia di ascoltare anche i peccati dei padri").
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