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Anno edizione: 2007
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Un bel percorso, con tappe storiche che doverosamente rispettano il titolo del libro. Penso sia un ottimo strumento per il dibattito e la riflessione contemporanea: non esiste tema migliore di controversia.
Canfora rilegge in chiave moderna la storia partendo dalla Grecia Antica delle polis per giungere al ventesimo secolo, evidenziando in modo sintetico ma efficace quanto il quotidiano e abusato concetto di "esportare la libertà" non sia né fondato, né tanto meno innovativo. Un ottimo saggio ricco anche di curiosità poco conosciute, che fa riflettere su come il mondo di oggi sia il risultato di una serie di scelte fatte da persone che si ritengono superiori alle altre.
Un ottimo saggio, come nella miglior tradizione del Professor Canfora. Le vicende raccontate nei capitoli mettono in luce come il programma di esportazione di idealità e di modelli politici ("libertà", "democrazia", "socialismo", ecc.) copra in realtà esigenze di potenza.
Recensioni
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Non c'è molto di nuovo sotto il sole, dice Luciano Canfora, quando si guarda all'attuale politica americana verso Afghanistan e Iraq. L'attacco motivato dalle più sacre intenzioni per ragioni di propaganda e presentabilità aveva già contraddistinto gli ateniesi del V secolo a.C. nei loro rapporti con i Sami e i Meli. Atene aveva infatti punito con crudeltà queste due popolazioni, ree di non volerla appoggiare nella lotta contro i Lacedemoni, proclamandosi in lotta per la libertà dei popoli ellenici. Da parte sua, all'inizio della guerra del Peloponneso, anche Sparta aveva promesso la libertà a quanti si fossero battuti contro Atene, per poi conculcarla in modo sistematico dopo avere sconfitto appunto Atene. In sostanza, seguendo una sorta di Realpolitik, per conseguire i loro scopi imperialistici Sparta e Atene tendevano entrambe a presentarsi come paladine della libertà presso i circonvicini con il fine di vedersene riconoscere un'altra, ben più remunerativa: la libertà d'azione. Lo stesso Napoleone godette dell'immagine del liberatore, anche fra intellettuali della statura di Foscolo o di Beethoven, almeno fino al 1802-1803. Discorso analogo si può fare, secondo Canfora, per Stalin. L'autore, che non approfondisce molti spunti per l'evidente urgenza di spostarsi sull'oggi, conclude rilevando che "procedure di esportazione manu militari di un modello politico-sociale (considerato irrinunciabile e perciò meritevole persino di un disastroso crollo d'immagine) non si possono ripetere più volte". Propone infine una lettera di Khomeini a Gorbacëv, datata 1° gennaio 1989, sull'ineluttabile fine del comunismo, documento di considerevole interesse.
Daniele Rocca
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