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Diversamente da quanto avviene in fisica e in filosofia, l'indagine ontologica è solo molto raramente obiettivo di biologi e naturalisti, tradizionalmente più indirizzati verso l'osservazione e la sperimentazione e tendenti semmai all'individuazione ed elaborazione di leggi locali anche se talvolta matematizzate. La scarsa propensione per la ricerca di leggi universali deriva anche probabilmente dal fatto che la biologia è da considerare disciplina giovane, dato che è diventata compiutamente sperimentale solo nella seconda metà dell'Ottocento, quando anche le scienze della vita adottarono il metodo riduzionista già proprio da tempo della fisica e della chimica. Non a caso fisici e chimici hanno da sempre considerato lo studio dei viventi come scienza minore e in diversi casi hanno negato il carattere di teoria al darwinismo e ai neo-darwinismi. E d'altra parte i pochi tentativi di elaborazione di leggi universali in biologia sono spesso venuti dai fisici, come ad esempio Schrodinger, Prigogine, Eigen e Schuster, e i tanti studiosi di processi di dinamica non lineare che hanno tentato di estrapolare allo "stato vivente" leggi derivanti dallo studio di sistemi fisici relativamente semplici e da un numero limitato di variabili.
Da questo punto di vista il volume di Stuart Kauffman, biologo di formazione, è veramente innovativo, in quanto l'autore rovescia l'ottica precedente partendo da alcune "leggi" fondamentali della biologia per immettersi nel dibattito fra i sostenitori delle numerose e spesso contrastanti teorie della fisica. Il concetto di base da cui parte Kauffman è quello degli "agenti autonomi auto-organizzati", sistemi dinamici di molecole, organismi, specie, ecosistemi interagenti in modo non additivo e positivo (schematicamente A aiuta B che aiuta A), capaci di auto-propagarsi. Sarebbero stati infatti, secondo l'autore, sistemi di molecole di questo tipo, e non macromolecole come il dna o lo rna, gli iniziatori della vita, "inevitabilmente" formatisi dall'insorgere di reazioni fra i componenti. Gli agenti autonomi sarebbero andati ingrandendosi e diversificandosi continuamente mano a mano che nuovi elementi entravano in contatto con loro innescando nuove reazioni. L'impossibilità di prevedere quali componenti modificheranno via via gli agenti autonomi e quindi di conoscere in anticipo la storia di questi impedirebbe la formulazione di leggi predittive, anche perché gli agenti autonomi "usano" la loro immensa capacità di cambiare per mantenersi tali e per adattarsi continuamente esplorando i "possibili adiacenti", dati ognuno dall'aggiunta di un nuovo componente e quindi di almeno una nuova reazione a quelle preesistenti.
Questa concezione viene estesa da Kauffman a tutti i sistemi viventi, ivi inclusi gli ecosistemi economici su cui l'autore si sofferma a lungo e in modo interessante, ed è presa come dimostrativa della necessità di una possibile "quarta legge della termodinamica". Questa prevederebbe l'esistenza universale di sistemi costantemente ai margini del caos che si espanderebbero continuamente allargando il loro "spazio di lavoro" mediante la nuova utilizzazione di elementi già esistenti o l'acquisizione di nuovi. Kauffman si dichiara incapace di formalizzare e matematizzare la sua quarta legge, ma afferma di intuire che esista e che in base a essa si sia originata la meravigliosa diversità della biosfera, quella che è stata definita da Darwin come "plaga lussureggiante". La quarta legge, che deriva da una serie di dati e di argomentazioni complesse in parte già contenuti in due libri precedenti ( A casa nell'universo , Editori Riuniti, 2001; The origins of order , Oxford University Press, 1992) viene infine "offerta" dall'autore come un possibile apporto originale e positivo alle spiegazioni cosmologiche universali. Questo anche sulla base dell'intuizione/proposta di Kauffman che l'universo (o gli universi paralleli) siano qualcosa di simile agli agenti autonomi che, fin dal Big Bang e restando come congelati fra questo e un eventuale "Big Crunch", si sarebbero sempre diretti verso una maggiore diversificazione in accordo con la quarta legge.
In questo l'autore, per niente apodittico, si ritrova simpaticamente e umilmente biologo, senza la presunzione di avere davvero scoperto una quarta legge universale alla quale vorrebbe ma non riesce completamente a credere. Sembra anzi a tratti scusarsi di averla proposta, pur invitando il mondo scientifico a prenderla in considerazione, visto che comunque l'accordo fra le teorie universali è ben lungi dall'essere stato raggiunto. È anche questo lato umano scoperto e sincero che rende piacevole e interessante il volume, che comunque stimola alla riflessione non solo sulla biologia ma anche sulla possibilità o meno da parte della scienza di elaborare degli universali che restino tali senza cambiare con il tempo, come invece è sempre avvenuto nella nostra storia umana.
Marcello Buiatti
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