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Per l’A. nei vangeli si cerca di dare un senso a un evento insensato, giustificando avvenimenti contraddittori. Nel ricordo di Gesù i discepoli strutturano errori e contraddittorietà, nella nuova idea di trascendenza e di dominazione politica. Ogni ipotesi si basa su altre ipotesi non verificabili se non per comparazioni o analogie, per cui ogni ipotesi sembra rafforzata dal modo in cui le conclusioni di ogni disciplina confermano le conclusioni dell’altra: il verificabile è sostituito dal plausibile. I Vangeli vanno letti come un fatto estetico nei continui feedback loop. Emerge una nuova idea di male che include l’errore, rovesciandolo in bene e viceversa (lo scandalo della croce, stratagemma narrativo). Si trova una causa trascendente nella morte, per una causa particolare inaccettabile. Si utilizzano meccanismi psicologici elementari nella risposta cognitiva dei discepoli: ritualità, credenze condivise e meccanismo inferenziale riempito con default value. Formulazioni prolettiche. Trascendenza orizzontale. Resurrezione connessa all’incarnazione. Interpolazioni per il vuoto di paradigma. Qui l’immaginazione è importante colmando lo scarto tra evento e aspettative. La rinuncia è più grande dell’affermazione della volontà, più costruttiva di ogni creazione: esiste materialmente senza il suo creatore. Eccoci alla agàpe. La comunicazione resta definita dall’azione stessa e avviene in un continuum percettivo sensoriale che è il luogo della decisione del senso, a seconda della sua edibilità, del suo valore estetico, come nelle società arcaiche. Il maestro da soggetto (predicatore e umano) diventa oggetto (mandato da Dio, strumento di redenzione). Il regno da oggetto di predicazione diventa soggetto pervasivo, ambiente entro cui gli eventi si realizzano, già sempre presente, che trasforma il presente in un’eternità vissuta. La resa è un’enantiodromia. L’idea comincia a diffondersi passando per l’evento, trapassando in nuovi riti, con aggiustamenti culturali, ecc.
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