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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2024
Anno edizione: 2024
Un percorso di viaggi e di miti tracciato dai Greci dell'VIII secolo attraverso il Mediterraneo costituisce l'argomento di questo libro, che si muove agevolmente tra poesia, luoghi geografici e reperti archeologici, tra storia di esplorazione e di contatti tra popoli diversi: una ricerca difficile e affascinante, attenta e particolareggiata che incrocia l'epica omerica ed esiodea con indagini di ampio respiro che si distendono dalla Grecia alla Siria, da Israele alla Sicilia, da Cipro alla Turchia e al Libano. All'interno di ben motivate argomentazioni e con impeto sempre fresco e nuovo, le parole, dense di continui rimandi a leggende e narrazioni, raccontano una materia complessa che si snoda alla ricerca della realtà nascosta tra le pieghe del tempo, là dove gli dei riprendono possesso dei loro spazi e dei loro silenzi, e i poeti non inventano le loro storie, ma le recuperano dalla memoria collettiva trasmessa attraverso le generazioni. Il primo splendido momento in cui i miti greci incominciano a rendersi visibili ai nostri occhi è rappresentato dalle "alate parole" dei poemi omerici, ma a questo punto i miti sono già diventati poesia, lontani dalle loro origini remote: l'antico mito tribale è divenuto mito epico. Il pregio del libro è appunto quello di risalire al di là degli snodi del tempo per ritrovare i connettivi attraverso cui il racconto poetico codificato s'intreccia con la realtà dei luoghi a formare una fitta geografia mitica. Ecco allora i viaggi degli antichi Greci, a contatto con le civiltà dell'Oriente, del Medio Oriente, delle coste nordafricane e delle prode ausonie. Colonizzazione ed esplorazioni verso i quattro punti cardinali danno vita a un immenso patrimonio di conoscenze di base su cui insistono le grandi creazioni dello spirito greco. Utilizzando reperti archeologici e numismatici, testi scritti e saghe orali, racconti fantastici e storie documentate, l'autore ricostruisce le origini della civiltà occidentale, evidenzia la funzione fondamentale dei viaggiatori euboici e la grande portata dei loro incontri con popoli non greci, si sofferma sui loro contatti con il vicino Oriente, ricorda che sulla scia dei Greci si chiamano "fenicie" le città costiere del Medio Oriente (da phoinix, "rosso porpora"). Già dal 1050 a.C. oggetti provenienti da Cipro raggiungono siti fenici, e dei Fenici i Greci dell'VIII secolo hanno conoscenza approfondita, non solo per i prodotti di lusso immessi sul mercato, ma soprattutto per l'alfabeto; il contatto con viaggiatori greci alfabetizzati e la scrittura avrebbe in seguito indotto, all'Ovest, anche gli Etruschi d'Italia ad adottare il medesimo sistema di comunicazione. Racconti omerici di viaggi orientali fanno riferimento ai Fenici che, per lo più, sono mercanti e commerciano in un triangolo compreso tra Sidone, Creta, la costa egiziana. Oggetti greci si trovano anche nella Cilicia meridionale, ma un più chiaro percorso di merci greche va in direzione Ovest, da Itaca e dalle isole dello Ionio, per poi proseguire verso l'Italia meridionale: negli anni 800-780 a.C. ceramica euboica viaggia oltre il sud della nostra Penisola e, passando lungo la costa calabra, giunge in Sicilia; Eretriesi e Calcidesi, ossia Greci provenienti dalle due località più note del golfo euboico, fondano Ischia, che i coloni battezzano Pithekoussa(i) (letteralmente "Isola delle scimmie", toponimo ereditato dagli Etruschi). Sulla scia dei viaggiatori greci e dei loro spostamenti nel mondo reale compaiono eroi leggendari, tra cui Dedalo, Eracle, Io, amata da Zeus e trasformata in giovenca: possiamo seguire Dedalo in Sicilia, Eracle nella Spagna meridionale, Io in Siria, in Egitto, nel mare Adriatico. Possiamo trovare Bellerofonte come l'eroe di famiglie nobili dell'entroterra licio, e Perseo e Pegaso che diventano famosi lungo la costa caria, penetrano in Licia e in Cilicia, e il mito di Adone che viene modellato dai Greci sulla base di ciò che videro e udirono in Medio Oriente, e altre vicende ancora di dei ed eroi, attraverso "orizzonti omerici" ed esiodei. Degna di attenzione per ipotizzare una stretta connessione tra Grecia e Cilicia è la figura del "veggente migrante": tra questi vi è l'indovino Mopso, il cui nome compare in Tessaglia, ma che è anche legato a siti dell'Asia meridionale. Per altro una evidente rassomiglianza con l'antica storia ittita della sovranità presenta la vicenda epica esiodea di Cielo e Terra: nella pianura cilicia monete locali raffiguranti un Crono velato da una falce rimandano apertamente al ruolo di Crono-Kumarbi. Nel poema iliadico, per esempio, vi è il primo riferimento al termine "Asia" nella storia della letteratura (libro II, v. 461); sempre nell'Iliade, quando Achille ricorda a Priamo Niobe che "sul Sipilo ( ) lì trasformata in roccia, smaltisce il lutto mandatole dagli dei" (libro XXIV, v. 603 sgg.), l'immagine di Niobe pietrificata viene identificata con un monumento intagliato nella roccia di età ittita, lungo la strada che conduce a Sardi. Anche il racconto menzognero di Odisseo a Eumeo assomiglia più a una narrazione storica che a una narrazione frutto di fantasia (Odissea, Libro XIV, v. 199 sgg.). Insomma, importante è guardare agli orizzonti orientali dell'epica omerica per confrontarli con i viaggi degli Euboici nel corso dell'VIII secolo. In chiusa di volume si legge un'utile sintesi relativa alle ipotesi di datazione dei poemi omerici. L'idea del viaggio come stimolo intellettuale, afferma l'autore, ci viene da Omero, quando il poeta, alludendo a Era che vola sull'Olimpo, nel XV libro dell' Iliade, vv.79-83, dice: "Come si slancia la mente di un uomo che dopo / aver percorso molta terra pensa tra sé: / "Fossi là, oppure là", e fa molti progetti". Il riferimento a Era apre e chiude questo libro interessante e complesso che, nell'avvicinarci a un mondo antico multiculturale affrontato con codici interpretativi di natura diversa, e focalizzato sul tema del viaggio, non può non far riflettere sulla realtà di spostamenti geografici tutt'altro che assenti nel nostro presente e sulla figura di instancabili Ulissidi promotori di conoscenza e di civiltà. Ma anche sa evocare la meravigliosa capacità che i Greci antichi ebbero di stabilire sempre nuovi contatti e aperture: ancora una volta riscopriamo in loro il valore di una lezione intellettuale che non si piega al tempo. Gabriella De Blasio
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