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2002
1 gennaio 2002
248 p., ill.
9788880120346

Voce della critica


recensione di Bosso, I., L'Indice 1997, n.10

Quel fotogramma, tratto dal film "Le genou de Claire", che mostra la mano di Jerôme nell'atto di accarezzare il ginocchio della ragazzina - significativamente posto come illustrazione di copertina -, riassume le linee portanti della tesi critica di Paolo Marocco su Eric Rohmer: la tentazione estetica come scoperta della moralità, attraverso cinque opposizioni fondamentali: "maschile e femminile", "pieno e vuoto", "centrale e laterale", "visibile e narrabile", "naturale e spirituale". Per ammissione dello stesso autore del saggio, tale ripartizione vorrebbe "puntare l'indice" sull'oscillazione, nel pensiero rohmeriano, tra i concetti di "bellezza "e "gusto", espressione di come "l'esigenza di formalizzazione del maestro sia finalizzata a un progetto estetico di più ampio respiro, non limitato soltanto a un capillare controllo della creazione artistica".
Nel suo percorso tematico Marocco cerca inoltre di individuare quali siano i tratti caratterizzanti il "cinema della modernità" in Rohmer, per poi scoprirli nel meccanismo seriale delle raccolte ("che costituisce l'altro versante della critica alla serializzazione fatta dalla pop-art e dal metacinema degli anni sessanta"), in una visione della condotta dei personaggi in termini di sacrificio e in una costruzione spazio-temporale minimalista delle immagini filmiche associata a un'accurata ricerca compositiva. Come ci ricorda lo stesso autore, sono tutti tratti che hanno origine nei concetti di "ripetizione, olocausto e oblazione", utilizzati da Roland Barthes e Luc Moullet per definire la modernità e ripresi da Alain Bergala nel suo studio sul cinema di Rossellini. Non appare casuale il riferimento al maestro italiano, dal momento che il film "Stromboli" ha costituito una tappa fondamentale nel pensiero critico di Rohmer: una vera e propria via di Damasco alla conversione religiosa. "Da un punto di vista teologico il processo creativo dell'opera rohmeriana può essere diviso in due percorsi fondamentali. Il primo è quello delle relazioni analitiche della narrazione (...) Il secondo è direttamente collegato all'indeterminatezza del comprendere: la visione, che nel racconto rohmeriano è associata all'intuizione, alla grazia, alla predestinazione"". "
Il corpo centrale del saggio si concentra sulle già citate categorie di opposizioni, inserite in un'analisi volta a ricostruire organicamente l'opera cinematografica di Rohmer, sfruttando quella serialità espressa nelle raccolte ("Racconti morali", "Commedie e proverbi", "Racconti delle quattro stagioni"), che permette di mettere in relazione i film tra loro e di rintracciare le cerniere nei film considerati fuori serie "(Le signe du lion*," La Marchesa von..."," Perceval le Gallois) .
"Per affrontare Rohmer nella sua rete tematica e nell'evoluzione temporale della sua filmografia, Paolo Marocco si avvale di due strumenti: la produzione letteraria dello stesso regista francese, sviluppata essenzialmente nei suoi scritti critici (dove emergono le sue passioni per la letteratura francese del secolo XVII, per la filosofia del tardo Settecento e per il cinema di Rossellini, Renoir, Hitchcock e Hawks) e gli studi della critica cinematografica d'oltralpe.
L'aver voluto indicare con precisione i debiti strumentali rivela l'adesione di Paolo Marocco a una certa scuola francese di critica cinematografica, lontana però dall'analisi di stampo semiologico. La mancanza di una più approfondita analisi del testo filmico è forse la lacuna maggiore di questo saggio, in modo particolare nella sezione intitolata "Opere", dove lo studio di ogni singolo film assume la struttura di una scheda, troppo sintetica e nello stesso tempo ridondante rispetto ai concetti espressi nel corso del libro. D'altro canto uno dei meriti di Paolo Marocco consiste nell'aver fornito spunti interessanti di riflessione sul complesso pensiero rohmeriano, utilizzando un linguaggio chiaro ma non semplicistico.

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